Il Re Pescatore si è accasciato sul fiume
Sboccando dalle fauci rosse e molli
Parole e parole e parole e paesi
Dai lui mai visti e mai conosciuti
I tordi autunnali e le primaverili favole
Hanno cantato per tutta la mattina sul fiume
Un sacello del Buddha se ne stava
A imputridirsi d'erba non molto lontano
*
Era la Sera dai fregi d'oro
Sulle terre del Re saggio
Nel palazzo dalle alte sale discorrevano i sapienti
E i sofisti e i guru e i filosòfi
Della natura delle memorie
Uno dai fregi d'avorio
Del tavolo da tè si disancorò
Per dire che a lui le memorie
Erano un qualcosa di molto dolce
E ambiguo la domenica mattina
Un vecchio gli rispose: non ho tempo.
Valuta da te la tua vanità-
E detto questo, si gettò dalla finestra
Con calma insospettabile
Un altro disse
Col sospiro dell'artista
Cose strane fra virgolette
Tipo 'che fanno male'
E 'apprezza il vento estivale!'
Insomma si passò la sera
A gettare cazzate in aria e non dir nulla
Dato che tutti già da prima
Avevano d'accordo adocchiato la cameriera
*
Le signorine là fuori
All'aria degli Aprili
Dicevano parole gentili
Dandosi arie leggendarie
Là dietro la passeggiata
Nascosto al filare dei tigli
L'antico poeta le seguiva
Saltellando a malapena
E poi sboccava