(prima che lo diciate: sì ho preso spunto dal Canto di Adelchi di Manzoni)
dai boschi e dai monti
dai larghi fiumi e le loro fonti
si dischiude il canto antico
alle soglie del ruggente nemico
che come tempesta dai lontani deserti
pare un cavallo lanciato negli spazi aperti.
da mille città, villaggi e frontiere
si assiste allo spiegarsi delle file guerriere
come un solo uomo all'orizzonte lanciate,
troppe di quelle storie non verranno mai raccontate
e si perderanno nei meandri del tempo
come una foglia solitaria in balia del vento.
salutano le donne con le figlie alle gonne aggrappate
le lacrime solitarie sulle gote pallide e scavate
sventolano le bandiere dall'alto delle torri piangenti
sventola fiero l'ardore come fuoco nei petti frementi
ma troppo di quel calore si spegnerà in lampi insanguinati
troppe vite spezzate tra i prati, le strade e i campi arati.
aspettano le genti le novelle della vittoria
come se fossero fiabe di fortuna e gloria
ma a guisa di un temporale che spazza via ogni cosa
è il ritorno di quei prodi che avanzan con cadenza faticosa
trascinando i feriti e i morenti, alti sono i pianti tra le bianche mura
alti come lo stridio dei corvi che portan sventura.
e si piangono i cari perduti
e si seppellisce coloro che sono caduti
eppure quella vittoria tanto cercata
nel sangue e nel dolore è naufragata
nei troppi che non sono più tornati
nelle vedove e nei figli che piangono disperati.
e il crudele nemico per cui si andò alla guerra?
e quei bruti che avrebbero straziato la nostra terra?
ora siedono pasciuti ai tavoli imbanditi
del nostro re come ospiti graditi
e al popolo è rimasto il dolore di chi morì lontano
di coloro che ora sono cibo per il corvo e il gabbiano.
riprende la vita di fatica tra i campi
il lavoro scandito dagli antichi canti
eppure quel sangue versato
quel ritorno col dolore pagato
a nulla è davvero servito
ora il re è alleato col di un tempo nemico.
- Attualmente 2.66667/5 meriti.
2,7/5 meriti (3 voti)