Non ho mai smesso d'amare Vernon. Non lo amo perché mi ricambia, dal momento che s'è sposato obbligante a quarant'anni, lo amo indipendentemente da ciò che ci divide, spiegare a chiunque un tale irragionevole stato vorrebbe dire conoscere il potere che lui ha ancora su di me. Abbiamo avuto una discussione più forte delle altre, lascio il piano e corro fuori, tra le ortensie, con la faccia nelle mani. Esce, mi dice seccato: -Non vorrai ammalarti-. Non posso guardarlo né sorridere, tornerò a casa mia, dall'altra parte del mondo. Riprenderemo a rimpiangerci in maniera così nascosta che sarà difficile anche per noi sapere cosa c'impedisce d'essere finalmente amici. Rientro, parlo a Jack che capisce in parte ciò che provo, l'ha adottato un anno fa e anche solo per questo gli voglio già bene, perché piace a mio marito, nonostante il terrore che ha sempre avuto di non andare a genio ai ragazzi. Jack mi trascina a vedere la tana di una piccola volpe in giardino. -Avevo una ragazza- mi fa -mica ci andavo matto, insomma fingevo che non m'importava-.
il mondo costringe a mostrarsi indifferenti, com'è vero, eppure l'idea mi ripugna, l'amore è tutto tranne che ipocrisia. Prendo per mano Jack e torniamo dentro. Vernon ci guarda, fuma il sigaro e non dice una parola.