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Pubblicata il 30/08/2014
Un volto classico, paffuto,
sorretto dalla spalla amata.
non più bionda la chioma,
niente rossetto e bassa la statura.
avvinghiata a lui,
all’onda del tango abbandonata.
mi scorse, mi salutò, mi chiese:
"Come mai seduto, non balli stasera?"
gli domandai chi era.
"Mia moglie, quella vera,
m’ha aspettato dieci anni,
l’ho premiata."
non gli chiesi dell’altra.
mi sentii sconvolto ma contento.
non uno, ma due figli abbandonati,
cresciuti di dieci anni a stento
scambiati con l’amante scaltra.
colei che generò i tuoi figli,
il tuo sangue nutrì, a lungo pianse,
solo perché t’ha amato.
mandata a ramingo per capriccio:
un pasticcio premiato.
vorrei tanto saper da dove è nato
questo premio per te,
da tutti odiato.
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un affresco di vita vissuta, intense pennelate di colori dal tango alla balera alla amante scaltra ai figli cresciuti a stento, sai tratteggiare con precisione nei tui versi una cosmogomia di periferico passato redendone vividi contrasti...complimenti, sergio

il 31/08/2014 alle 06:03

ciao ugo, sempre bravo attento alle mille sfaccettature del quotidiano.Qui descrivi un triste quadretto fatto di sacrifici e silenziose lacrime....premiate un abbraccio Marinella

il 31/08/2014 alle 11:11

Vissuto in versi premianti! Complimenti sentiti! Morris

il 31/08/2014 alle 11:55

Riporti la realtà della vita con versi potenti, resi ancora più efficaci grazie alla tua spiccata sensibilità. Bravissimo!

il 31/08/2014 alle 20:27

molto intensa Ugo, l'ho apprezzata.

il 22/09/2014 alle 13:25