Dove le luci del palcoscenico mondano non sopagggiungono, dove il silenzio non è frantumato dal rumore della civiltà, dove gli antichi terrori non sono disturbati dal moderno sentire, là si aprono ancora quei cancelli verso la realtà che così attentamente sono stati sigillati con le catene della prigione sociale dai demoni che custodiscono l'essere umano entro i suoi paradisi personali, inferni senza via di scampo, vicoli ciechi senza dimensione alcuna. In quei luoghi dove il frinire delle locuste non demorde salendo nella notte al cielo stellato come un canto agli antichi dei, dove il ringhio delle tenebra non è attutito dalla sordità delle città, e il chiaro specchio della notte che dà adito a visioni di infinito non è scalfito dalla cecità dell'uomo sociale, in quei luoghi l'essere umano denudato del fardello della cultura, solo e disarmato contro lo sconfinato terrore della verità ha ancora una possibile via d'uscita dall'inferno dove millenni di disorientamento della specie lo hanno gettato, le segrete della bestia, dove fornito di ogni conforto l'uomo è infine spolpato e dissosato espropriato e condannato alla morte fisica e psichica. Dove algol altair ed il cigno ti scrutano dai loro spazi, nel tempo ove la porta è socchiusa e vengono gli antichi demoni dallo spiraglio dell'eterno, va lo spirito del viandante errando alle porte del grande terrore, la voragine eccelsa, il limitare dell'abisso, con i suoi silenzi e la sua disperazione. Il tempo è quello ma è breve, per spalancare le ali di cui è stato privato e gettarsi nella notte come un uomo falena, occhi di fuoco per rischiarare l'oscurita e non esserne atterrito come dall'infinito inconoscibile. Geniale nella sua stoltezza fu la crudele creatura che come un parassita privò l'uomo e la sua specie del desiderio di spiccare il volo verso distese di cieli liberi, che si diramano come corridoii senza fine verso tutte le sfere dell'essere e del non essere, e fanno l'individuo senza paura e invincibile. Breve è l'attimo, come favilla staccatasi dall'incendio del mondo, istantanea e fugace, guizzo di luce vagante presto divorato dall'oscurità indomabile, senza la luce del coraggio e la forza indomita della conoscenza delle possibilità infinite della volontà di liberazione, nulla valse e mai varrà. Lo specchio è terso ma la mente è torbida, prima che le paure siano affrontate e vinte ed il guardiano dei cancelli sia sconfitto in tutte le sua mascherazioni, colui che è chiamato diavolo e satana, ma che è solo lo specchio saturnino di ciò che tu ora sei , essere umano avvinto al ciclo delle sconfitte di tutta la tua specie, come il poema scritto da un'entità ostile, che uomo non è ma che ti ha plasmato a sua immagine e somigianza affinché ogni tua vera aspirazione sia soffocata sul nascere e presto di te non rimanga che un lontano ricordo di tremori infantili di fronte alla vastità della creazione. In quei luoghi e in quei tempi ora sorgi, alzati e cingiti di fortezza, poiché altra via non c'è, e presto anche quest'ultima via sarà cauterizzata e persa per sempre, e le stelle saranno ancora più fredde e distanti lassù nel cielo , e nessun ricordo della tua maestà sarà più recuperabile dal fondo del lago delle umani soggezioni. In quei luoghi e in quei tempi, mi trovai disarmato e affanto ma con un cuore ancora saldo benché indebolito, con uno spirito ancotra vivo benché raffreddato, e non volli temere, e varcai la soglia oltre la soglia.