Io, che sono ormai uno straccio morente
ascolto il cielo appeso ad un filo di rame
e rovescio nelle nuvole l'astio delle ore cupe.
vagabondo nell'anima desolata e stanca,
bianca, ricoperta da cenere e petali di rose rosse
i rantolii, i sospiri, sono ninna nanne nelle notti e nei sogni di prima estate,
e mi strappo i capelli e mi mordo le labbra al pensiero di non sentirli più.
eppure siamo nati esseri di luce, nati per mangiare le ciliegie, nati per guardare i fulmini.
siamo nati per sentire la pioggia battere sulle nostre teste piene di sogni e di angosce Siamo nati per ridere, per suonare, per fare l'amore sulla spiaggia.
per nuotare nei mari, nati per correre nei cieli e guardare gli stormi di uccelli che cambiano idea al tramonto, siamo nati per nascere.
i dettagli si perdono in bolle di anidride carbonica e il mondo svanisce
dei rumori non c'è traccia, se non echi lontani in grotte di solitudine
delle luci non c'è bagliore, ma ombre appassite come fiori d'inverno.
È follia, è senso di colpa, è liberazione e prigionia.
sono onde allo stomaco sazio di pugni, sono schiaffi ad un cuore di sangue e sabbia
eppure siamo nati sorrisi su volti sconosciuti, siamo nati respiri su vetri appannati
siamo nati come scritte colorate su muri grigi di cemento e muffa
siamo nati parole al telefono, siamo nati antidepressivi e sigarette
siamo nati vita nella vita e come lacrime salate, nell'oblio viviamo.
io, che infondo non sono altro che vibrazioni in un vicolo buio di paese
seguo un cammino ignoto ed eccitante, vestito di utopie e promesse incerte
e attendo l'alba dopo il tramonto, disconocendo la notte buia e disincantata che mi attende...
- Attualmente 4.5/5 meriti.
4,5/5 meriti (4 voti)