sul tuo corpo di terra
passarono mercanti per la raccolta
di odorose essenze
di sesamo e cumino s’empirono bisacce.
e d’ambra gialla le giare di cupidigia colmate.
di seta, pepe nero e tutte le altre spezie
riempirono le sacche a dismisura.
prodiga le tua terra
produceva fragole e viole
e rose dicembrine ad abbagliare pupille.
il the d’ibisco, porpora ed asprigno,
tracannarono viandanti
"alla coppa del tuo ombelico"
in cerca di ristoro Sagittari
invaghiti della tua brina notturna
si sfidavano arditi nelle serate di quiete
a vincere della bella il lungo bacio.
ti urge dentro un silenzio di fuoco.
ruggisce il Leone che dentro imprigioni
tra sbarre d’inquietudini.
affamati di te
bande di beduini
sfidano del ghibli l’aggressione,
con occhi sanguinanti con spade sguainate
come fulmine quieto
a fendere fortini di obbligate difese.
cattedrali gotiche le tue guance di pesca
brillano di propria luce
solo se dall’interno ammirate,
mentre fuori dal tuo vissuto
austero si erge il monastero
di cinture di vedette circondato.
*
per l'8 marzo di tanti anni fa.
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