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Pubblicata il 16/01/2014
Da ragazzo correvo
su scarpette inadeguate
stinte nella concia
di robuste varichine.
Quanta febbre ho bruciato
in quegli anni di speranza
nell'insano tentativo
di fermare nel sorpasso
il trapasso di mio padre
nelle le feste del '60,
o impedire il rigoglio
dentro il petto di nonna Giulia
d'una flora irriverente
ai rimedi del momento.

Ed ha avuto un esito vano
la lettura di un tachione
superiore a luce e tempo
che fermerebbe all'istante
le buie trame omicide
di quel ragno pestilente
rintanato nella tana
d'una nuvola lacrimosa.

Avrei voluto superare
sul traguardo della vita
quella luce impertinente
e pararvi durante il salto,
ma ho fallito ruzzolando
sull'incedere e sul ritmo
d'una corsa annullata.

Oggi inutile ogni altro affanno
superflua ogni medaglia
disatteso il podio ambìto.
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Gradita!

il 17/01/2014 alle 09:59

sembra una rincorsa annunciata già per persa. Nei confronti della morte, forse, dell'età che avanza, di tutti quei frammenti itineranti che si prodigano a dare la conformazione di spazio e di tempo...un saluto, fra

il 23/01/2014 alle 20:01