Resta strano
pensare al Natale d’una infanzia lontana in città:
umida, nebbiosa, aria immota.
verso le sette di sera
ovunque,
un acre e fumoso odore di capitone arrosto.
in lontananza lievi botti di ragazzini ingenui.
sui balconi, timide stelle filanti
a simboleggiare la nascente Luce.
non la familiare e greggesca abitudine
di seguire salmodica processione e messa
in una chiesa piena di turiboli
con divinità assente.
per casa
luci sparse di candele steariche,
strascichi di dopo guerra melanconici e tristi
su bauli di ferro con dentro divise e pezzi di lana.
tombolata idiota con fagioli secchi,
bucce di mandarino,
puntate di dieci lire.
in forno, l’agnello per domani.
trionfo di verdure fresche colte da mercati
sempre aperti di notte e un vociare allegro
evocante mercanti arabi!
ansia per regali
tra presepi e alberi pagani; ma veri.
intorno
una serena atmosfera
densa di profumi e di amore.
ancora un po’ di Natale, no?
- Attualmente 3.66667/5 meriti.
3,7/5 meriti (3 voti)