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Pubblicata il 05/12/2013
Viene a lavar via dai vetri
la stanchezza
eppure è qui sulle mie spalle
come un'ombra di cemento
mentre aspetto,
un piccione
si è posato sui tubi di metallo
saltella grigio come l’aria
e le corsie
sono sempre infinitamente bianche
e lunghe e piene di tempi d’attesa
e il tempo
il tempo poi
è solo qualcosa che ti sfugge veloce dalle dita
ed è già andato oltre i tubi del palazzo
s’infila oltre i vetri, lontano verso le montagne
ancora non mi rassegno
e meno che mai
a questa morte sfacciata
che al contrario s’infila qui dentro
verso i letti di bambini
per rubarne il sorriso e l’innocenza
io esco ma loro rimangono.
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ancora non mi rassegno e meno che mai a questa morte sfacciata che al contrario s’infila qui dentro verso i letti di bambini per rubarne il sorriso e l’innocenza

il 05/12/2013 alle 09:38

Bene, Bene Bene... l'ho gradita!

il 05/12/2013 alle 11:56

sembra quasi che la poesia rifletta il movimento ondulatorio dell'elettro...un saluto, fra

il 06/12/2013 alle 10:43