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Pubblicata il 03/12/2013
Dove tu m’aspettavi
il ruscello ancor disseta l’orto
e il fringuello disegna le sue zolle
lesto raspando in fra i solchi irrigui.
fiducioso aspetta, come tu facevi,
e non sospende la sua lunga attesa.
e tu m’aspettavi,
ma io, a torto, ero altrove.
È sempre lì la cinta di colline
di quando mi baciavi all’alba,
e sia pur difesa dalla messe
temevi che qualcuno ti vedesse
e col far del giorno dileguavi.
eppure nessuno passava,
né certo guardava
quel solivago schivo col bastone bianco
che fischiava ai merli.
tuttor rivivo il peso dell’addio
di quando, tosto che l’elce liberava l’ombra,
solo mi lasciavi,
segno che il sole risaliva a Dio.
È rimasto com’era il paesaggio,
ma nessuno di te ricorda nulla,
sol io e la mia mente scialba
che non volle comprendere il messaggio
di quella tenera e magica fanciulla
che germogliava e appassiva all’alba.
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tenere emozioni di un mondo che fu' bellissima, un saluto

il 03/12/2013 alle 15:26

il finale e' bellissimo e con parole sempre molto garbate mi hai fatto vedere un mondo che se di certo non c'e'piu'ha lasciato in te un ricordo che ancora ti fa compagnia.ciao ugo marinella

il 03/12/2013 alle 17:29

Visione stupenda di una poesia "coltivata" con amore!

il 03/12/2013 alle 21:13

mi hai ricordato Leopardi....davvero un bello scorcio campestre legato ad una figura femminile magnifica..complimenti caro ugo....so che sembro ripetermi ma son sincero, davvero bravo, ti abbraccio andrea.

il 03/12/2013 alle 21:31