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Pubblicata il 26/10/2013
ho sognato una gazza che mi moriva
addosso.
di brillante avevo soltanto la stoffa
del calamaio.
spargeva rumori invernali, legandosi
al becco una punta d'inchiostro.

via, via! Tornatene in pineta!
ma lei continuava di straforo
a stendere le zampe brumate
sulla picca dei miei fogli.

allora ho pensato a Poe,
al vecchio camino attizzato,
al fuoco perenne che forse
poteva salvarmi,...

la gazza sentiva il mio corpo
gonfiarsi, per questo torceva
se stessa dietro l'ancora
delle sue penne.

al punto che calibrando la
tenda lontana dalla finestra,
la gazzà si alzò e di bottò
sparpagliò le poesie sopra
le vedove aiuole.

malvagia!, le urlai, non sapendo
che essa se ne stava già
morente sul muro, a curiosare
fra le cornici e gli attestati bisunti
appesi al contrario.
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Gradita

il 26/10/2013 alle 19:17

io l'ho amata....c'è del grande potenziale qui....mi piace il titolo così diretto eppure misterioso al contempo....quella gazza voleva rubare la luce che ti fa scrivere....bravo bravo...

il 27/10/2013 alle 00:59
Jul

La gazza è spesso ladra, ricordando Gioacchino Rossini ma è monellamente simpatica, il corvo di Poe invece è di spettrale presenza e non perdona...

il 27/10/2013 alle 20:13

delle volte ci vuole coraggio per guardare da quella finestra , forse demolirla serve a poco ,bellissimo testo ,un salutone

il 28/10/2013 alle 16:16