Quanto tempo passò
che non sedevo a cavallo del vento
tra terra e cielo,
contemplando, nel passaggio desolato,
la nudità di questo colle.
Allora incantato
correvo ad inspirare dall’erba
il piacere di rinascere
ad un’esistenza precedente.
E santo questo cielo e questo verde
m’appariva.
Con gli alberi e col vento
mi credevo fratello
e confidavo alle terre distese le mie pene.
Nel vecchio indiano
veneravo un padre, un maestro silente
e mi sentivo dalla sua ombra
amato e benedetto.
Oggi , che dentro me,
ad albeggiare è nato un nuovo cielo
vedo una ragione oscura
, come un filo continuo,
che mi lega a quella che pensai
insensata e contraddetta
esistenza terrena,
“come un bozzolo che muore
e sorge a nuova vita”
(Carlo)
Alex.B2