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Pubblicata il 03/07/2013
Non c'è anche a volerla una spiegazione ,
al perché di ciò che deve essere
inutile circoscriverlo in una intenzione.
oh.. io lo so assai bene questo ammettere
la distanza tra la volontà e la possibilità
passa dalla cruna tra la scelta e l'obbligo,
e il brivido è impastoiato con le redini di una ovvietà.
certo io lo so, me lo lego con lo spago
alla mano ad ogni luna nuova, sino che arriva a metà
per non scordare il motivo per cui al mio mare
servono ancora onde, grammi di gioia al sorriso
centimetri di illusione alle certezze anche quelle amare.
non c’è colpa da espiare se per diventare vita
serve un'altra chance a questa che ancora non mi ha ucciso
ma... anche a quell'altra che la porta girevole del destino ci evita

sorrido

però ..però.. se questo che ci accade, se esiste
se c'è spazio per questa rivoluzione ammansita
per questa passione trafugata che ancora non desiste
al nostro tempo ed al chiarore di un sentire cenobita,
ci deve essere qualcosa che non torna nella addizione
che deve sempre dare un risultato pari
in noi e per chi da noi s'aspetta sussiego e dedizione,
e qui torna implacabile la disciplina dei sentimenti talari
nel cuore ma anche nel cervello, nell'anima in passione
serenità e tormento, pace ma anche al travaglio,
yin della luce ma anche allo yang, della perdizione
lacrime e sorriso, giuramento e peccato, sbaglio,
fedeltà e libertà, fiducia e dubbio
consapevolezza ed anche rassegazione, oblio.
all'Amore ed all'amore uno maiuscolo ed uno rio
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a parte le piacevoli rime(anche false)...questo testo è tutto un continuo vagheggiare per me, un girare intorno all'ovvietà come tu sembri dire, ovvietà che viene alquanto oscurata da queste giravolte pregne di una semantica particolare, in cui spuntano delle riflessioni di carattere esistenziale e non, inoltre c'è quel "sorrido" che spezza il testo e appare quasi un intervento tuo compiaciuto come a dire, "avete capito dove sto puntando o avete già rinunciato?" io francamente risulto confuso benchè ammaliato dalla maestria che hai nel creare anche questi testi così "ermetici"....m'affido all'incipit, un caro saluto Sergio, andrea^^

il 03/07/2013 alle 16:33

splendido splendente mi hai trafitto l'anima ribelle ,un piacevole salutone

il 03/07/2013 alle 19:03

Un caro saluto!

il 03/07/2013 alle 23:03

Caro Andrea, tra queste rime anche false, spero tu non intraveda solo ovvietà, sarebbe la negazione del mio scrivere in toto, ed anche il suo requiem solido. Sono stato parecchio su questi versi e la decisione di pubblicarli non è stata lungo ponderata, ma una mattina nel riaprire quelle pagine, come quando osservo la pianta del pomodoro e decido di coglierne il frutto perchè non si degradi o cada sotto il becco famelico si merli e tortore, l'altra mattina dicevo per la prima volta rileggendoli mi sono detto che non dovevo più mettervi mano, che ogni alta variazione sarebbe stata fuori dall'intenzione che quei versi ha determinato, e una forzatura che questo avrebbe consentito era la pubblicazione, e quindi con l'imprimatur della imposizione del si stampi, mi sono risoluto a chiudere definitivamente il loro rimaneggiamento. Se questo sia degno di nota non so, ma è quanto è accaduto. In questi versi si scontano due concezioni, due aspetti non dicotomici anche se forse divergenti , e l'ovvietà a cui io alludo è il suggello di una concezione quella corrente e il punto di non ritorno dell'altra quella cenobita, quella ria, che si contrappone a quell'altra quella maiuscola con tutti i crismi in regola. Il sorrido che taglia in due il testo, non una provocazione al lettore, ma un sarcastico moto di sanzionare nel mio agire ciò che per essere deve passare dentro la cruna che discrimina la scelta e l'obbligo. Spero che questo sia un contributo se non alla comprensione, che è sempre legata a fattori soggettivi, quando l'ogettività non è ahimè suffragata dalla Arte. MI è sempre piacevole Andrea discorrere in questi nostri scambi di impressioni, sulla poesia e della poesia, merito della tua lettura sempre attenta e partecipe. Grazie sergio

il 04/07/2013 alle 06:37

Gail, .. quello che dev essere... un amore maiuscolo ed uno rio... non c'e' soluzione di continuità tra incipit e conclusione, non lo so se si può parlare di destino, e temo che farlo serva a scaricarsi la coscenza ed a richiamare un ineluttabile, a quelle che invece secondo me è frutto maturo di una scelta questa si opinabile o contraddittoria, a volte colpevole, ma circisritto tutto nella dicotomia volontà possibilità.... Grazie per te tue partecipi parole, sergio

il 04/07/2013 alle 13:34

Paolocci, .. splendente ho una pelle finamlente come un uovo di serpente.... ah.. Rettore si che la sapeva lunga.. grazie per la visita...

il 04/07/2013 alle 13:39

Sir Morris, grazie per il passaggio Mylord. Ser Giò

il 04/07/2013 alle 13:40

grazie della spiegazione che mi ha aiutato molto, ammetto che mi aveva lasciato senza parole il testo e quello che ho scritto erano fugaci pensieri ed infatti avevo interpretato in maniera distorta...nel parlare di false rime non mi riferivo comunque ad una presunta falsità dello scritto ma semplicemente al tipo di rima, con una terza lettura devo ricredermi perchè avevo avuto una media allucinazione quindi non v'è alcuna falsa rima, ti saluto e ringrazio, ciao Sergio, un abbraccio, andrea.

il 04/07/2013 alle 17:16

Versi poderanti, studiati ed elaborati col cervello ma scritti con l’anima. Il poeta non usa forzature, scrive con la voglia di confessarsi, senza remore e contento di qualsiasi critica provocassero. Sergio si studia, analizza le sue scelte e facendolo provoca in attesa di reazione critica o un conforto. Da notare che, il ritmo veemente cozza col susseguirsi di volontà, possibilità, scelte e obblighi, valori che il poeta conosce e onora. Nonostante la sua rivoluzione interiore, la passione che ancora non desiste, il vate si ammansisce e si rassegna al destino, non lo sfida. Si sente in regola il poeta come un cenobita e ammette i suoi errori; dal suo travaglio interiore egli riesce ugualmente a trovare quel quanto basta di serenità e pace. L’accenno finale all’amore con la A maiuscola lo riabilita. Questa la mia modesta interpretazione dell’impegnata “Uno maiuscolo ed uno rio”.

il 04/07/2013 alle 18:00

GRazie caro Ugo per queste parole che hai lasciato in calce ai miei esausti versi, è bello leggere un così attento e puntuale soffermarsi sui capoversi e vedere come qunto scritto vine compreso e determinato. Hai colto correttamente le dicotomie che esprimo, scelta obbligo volontà possibilità amore maiuscolo ed amore rio. UN brivido d'ebbrezza sentirti parlare di me in terza persona, nobilitando vieppiù il mio scritto e la mia persona, il mio ego ti ringrazia e metterà sottochiave questa vertigine che la tua versione ha suscitato. Sergio

il 06/07/2013 alle 05:57

Bel compinimento

il 06/07/2013 alle 07:14

GRazie elisa* per la tua lettura, sergio

il 08/07/2013 alle 05:45