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Pubblicata il 13/04/2013
Capita a volte che mi sento perduto
un pescatore in balia delle onde
nessunì’approdo volge all’orizzonte
e la mia barca squassata dai frangenti,

non so che fare e mi aggrappo alla speranza
è quasi inutile quellì’ammainar di vele
è troppo forte e audace la tempesta
io tanto debole quasi mi lascio andare,

son cavalloni e nitriscono di rabbia
mentre il natante fradicio d’acqua pieno
sembra si arrenda ormai privo di forze
s’alza riscende voltandosi su un fianco,

è tutto inutile penso che sia la fine
pur se gloriosa fa uguale stesso male
ma ancora lotto al filo ormai aggrappato
di un’ utopia vestita di speranza,

sì alza e s’abbassa affonda giù la prua
io guardo il cielo i lampi guardo il mare
guardo il mio legno ormai son rassegnato
è tutto scritto indelebile il destino,

ma come incanto in un rito di magia
si placan l’onde si rasserena il cielo
torna a nutrirmi obesa la fiducia
mentre la terra all’orizzonte sfuma.
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Poesia visiva e molto coinvolgente. Un sogno quasi reale. Bisognerebbe spiegarlo per comprenderlo appieno. Sono sicuro che nasconde qualcosa

il 13/04/2013 alle 21:05