di là dal finestrino di sinistra sferraglia il vento
inghiottendo l'ugola nera del viale
comprime il profumo esagerato dei tigli
sembra istericamente risucchiarmi tutto quel buio
votato al correre all'indietro
ascolto la notte spostare spirali di viscere senza stelle
tutte precipitate senza alcun movimento
nel cerchio dei miei occhi anabbaglianti attraversati
da rughe verticali del tempo
cui non si potrebbe dare un nome diverso
o un senso
occhéssòio...
trasecolare dallo stupore?
ipotizzo
luoghi che hanno già pianto
e quella mano tremante fra le tue, fuori luogo
in dissolvenza con affanno
mentre le dita dell'altra fanno la conta
del minuto che manca a raggiungere il seme distratto
dell'eterno per appenderlo come un diamante
al collo e guardare ipnotizzata cosa ci succede dentro.
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