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Pubblicata il 03/02/2013
Sguaino uno sguardo
inerme in tralice
verso un punto preciso
nell’infinito finito
di un corridoio in penombra.
Due gocce di nero le pupille
colate in stille
su iridi cangianti
oggi forse verdi,
forse grigie,
forse trasparenti
di sicuro non più roventi.
Non bruciano,
non guardano,
non brillano
mentre altrove
l'azzurro cade
dal cielo
al mare,
per separarlo basterà un orizzonte,
una riga
da disegnare con la matita \kajal\
e da stendere con le dita
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Molto delicata, incisiva, che tocca le corde dell'emozione.

il 04/02/2013 alle 06:45