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Pubblicata il 31/10/2012
Addio ai miei monti
alle cime innevate,
al mio torrente, alle mie cascate,
al sentiero scalato con l'aiuto di un bastone,
addio al rifugio del Mandrone.
Addio alla gente della Val Rendena
con quella faccia sempre serena.
Addio ai canti, alle chiacchierate,
corollario di tante serate
e ai verdi boschi dove il vento dice:
qui, qualcuno è stato felice.
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No,non è un addio,è un arrivederci nel mare dei ricordi...triste,nostalgica,bella poesia. Kiss

il 02/11/2012 alle 12:27

Grazie Titta!
Si ricordi sono indelebili...
Patty

il 02/11/2012 alle 15:14

Questa poesia mi riporta
alla mente, il grande
Alessandro Manzoni:
Addio, monti sorgenti dall'acque,
ed elevati al cielo
cime inuguali
note a chi è cresciuto tra vo
e impresse nella sua mente
non meno che l’aspetto
de' suoi familiari torrenti,
de' quali si distingue lo scroscio
come il suono delle voci domestiche
ville sparse e biancheggianti sul pendìo
come branchi di pecore pascenti
addio!...
Quanto è tristo il passo di chi
cresciuto tra vo
se ne allontana!...

Vedi Atena, è' bastato un click..
e ho rivissuto
un tempo scolastico.

A te che ti leggo per la prima volta,
un arrivederci a presto!
Dora

il 02/11/2012 alle 15:55

Grazie Dora
sei simpaticissima!
Ricordarti addirittura Manzoni... mi fa sorridere, io che mi ritengo una scarabocchiatrice di fogli..
Grazie ancora
Patty

il 02/11/2012 alle 17:53

Patty conosce la mia sincerità e mi permetterà se scorgo in questi versi –e lo trovo obbligatorio per chi, come noi, li ha studiati- reminiscenze classicheggianti di Manzoni e Carducci. Come si fa a dimenticare il fascino martellante di: “Addio monti sorgenti dall’acque…” (Manzoni) e di “Addio, cipressi! addio, dolce mio piano!” (Carducci), direi che è inevitabile, anche se i sentimenti e gli stimoli sono diversi. In questa “Addio ai miei monti” c’è legittimamente solo il ritmo del classico, ma il quadro e il sentimento è diverso. Il verso nasce da quell’accomiatarsi che ha del definitivo; da quel presentimento di non rivedere più il torrente, le cascate, la scalata fino al rifugio. C’è la pena di chi è costretta ad allontanarsi quasi a causa un evento imprevisto. L’inno vuol essere anche una lode alla gente che si lascia, persone conosciute e vissute da parte del poeta. Indelebili resteranno le serate, le chiacchierate passate allegramente e serenamente insieme: Patty non dimenticherà l’umanità e la serenità di quelle facce. Forse ben sa che nella sua nuova destinazione non le troverà più. Gradevolissima poi e ben posta la menzione finale ai verdi boschi. Forse quel qualcuno che è stato felice potrebbe essere anche lei…per le sue prime scappatelle o forse…per il suo primo amore occultato tra la fresca verzura.

il 06/09/2013 alle 11:20

Carissimo Ugo.... Grazie! con tutto il mio cuore.patty

il 06/09/2013 alle 12:00