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Pubblicata il 24/09/2012
Solo, ti penso.
Qui al tavolo della ruvida tovaglia
fissando quattro covicchioli
sento il ticchettio dell'orologio.
Un suono imperterrito e incessante,
preciso e dal colpo incalzante.

Il gelido dell'aria fiorisce dalla finestra;
il termosifone nascosto dalla pianta
non sembra dare conforto o calore.
Come pesare queste briciole di pane
ora che la bilancia cade a pezzi
divorati dal lento sgranocchio del tempo.

Fuggire o catturare quell'immagine vaga
del volto tuo, del respiro tuo, del bacio tuo;
gesti irripetibili che donano aspre felicità.
Dolci dolori che sanno di quelle foglie
cadute sui volti del terrore strisciante
al crollare dolente della torre celeste.

Tutto questo e nulla di più mi resta
all'assaggio d'un bicchiere già vuoto.
Memorie vissute e perdute,
lette e credute.
Solo ti penso
troppo forse ma poco anche
perchè non ho misura in questo autunno
dall'arlecchino inganno.

A.G.
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...Quel gelido dell'aria gela
tutta la composizione....
Invenzione drammatica
di un perduto amore
tradotto sulle vuote pagine bianche
della letteratura invece
di gravi note disegnate sul pentagramma?

Soltanto le memorie vissute e perdute,
lette e credute (può essere)
daranno risposte...
Forse l'autore, inconsciamente,
con la nota di colore arlecchinesca
vuol gettare una pallida speranza
di catturare quell' immagine che ha,
comunque, un respiro, che da ancora baci,
che ha un volto quand'anche vago....

un abbraccio,
rom.

il 24/09/2012 alle 18:35

al terzo verso vi è un errore di battitura...
non è covicchioli...
è CAVICCHIOLI...
scusate,
ma era per precisare
un eventuale senso del tutto...
A.G.

il 25/09/2012 alle 00:10

Ho cercato di rivedere un'esperienza tutt'altro che piacevole in una chiave diversa...non diretta come al solito, ho cercato di mascherare un po'...forse anche da questo intento deriva "l'arlecchino inganno"...
in realtà il tutto è stato ispirato da una bottiglia di vino, un Cavicchioli...l'anno 1928 si rifà a quello posto sull'etichetta della casa vinicola...in oltre ho collegato l'anno all'eruzione vulcanica dell'autunno 1928 dell'etna...
ecco perchè il "crollo della celeste torre"....
quindipiù che un'invenzione la chiamerei un'evento rivisitato....
c'è sicuramente dell'autoironia nella nota di colore arlecchinesca, però più che per gettare speranze è per mortificarle con un sorriso, se poi questo è parso o no, dipende anche da come ho impostato il tutto...
riguardo le memorie vissute e i verbi loro connessi credo che si è quello che si ha vissuto in senso pratico e teorico(quindi esperienze e letture, studi)...e quindi solo ciò che ci ha reso tali può darci risposte, almeno così la penso io...

Apprezzata la tua analisi romeo...da antologia la si potrebbe definire...
spero che le mie aggiunte ti diano ulteriori visioni su cui ragionare...
Sempre apprezzati e mirabili i tuoi commenti,
ti saluto e abbraccio
Andrea.

il 25/09/2012 alle 00:21

Molto autunnale, malinconica ma sopratutto credibile.
Un saluto.

il 25/09/2012 alle 12:49

Ti ringrazio...
un saluto pure a te
Andrea.

il 25/09/2012 alle 18:56

gesti che donano aspre felicità e dolci dolori, bell'amosfera di rimpianto, così lei tornerà senz'altro, rich.

il 26/09/2012 alle 12:21

ritornerà...non penso tanto...
grazie però del commento rich(anto)
ti saluto,
Andrea.

il 26/09/2012 alle 23:34