tra la visione paternalistica
di cosa ci infastidisca e somministrare
a un poppante Mater Dulcissima da ciucciare
come ghiandola, insalivare come intenerimento
di lustige witwe, di immagine
dolorosa in cui si sposano
profondità tragica e posa
o, dopo la mirra al capezzolo, l’ingluvie,
si segnala come inusuale
l’espianto di un orinale
che non sarà facile ricollegare all’arte
anche se modulasse un vibrato ‘Cheese’
e andasse sprecato giocando a chi piscerà più lontano
del supervisore, o, se occorre, alla commemorazione
del rivale nel declino del lavoro o nel chicchirichì del nuovo
liberatore: vedi come non muove
foglia nella cavalcata
la Valchiria e come tromba solenne
fa sembrare obbligo naturale curare
la casa o scopare
benché, perché accada, non sia detto (lo svezzamento, in effetti,
è quel momento di debolezza, anche estetico,
in cui l’illusionista è fermo)