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Pubblicata il 28/05/2012
C'era un volta in un lontano regno
un re ch'era davvero un gran mangione
e dei sudditi suoi non era degno
in quanto li tassava a profusione.

E i poveretti avevan da pagare
tante tasse alla gola dell'infame
che manco si potevano sfamare
e morivano tutti dalla fame.

Aveva sette cuochi al suo servizio
e camerieri pronti al suo volere,
del gran mangiar non si toglieva il vizio...
dirvi non oso quanto fosse il bere.

Un giorno alla sua mensa un mendicante
si presentò, chiedendo un po' di pane,
il Re ordinò ai suoi servi sull'istante
che via fosse cacciato come un cane.

Cambiano i tempi e pur la situazione
ed in rivolta il popolo infuriato
buttò giù quel suo Re dal seggiolone
che fu d'ogni ricchezza, ahimè, privato.

Quel ch'era stato Re, tutto stracciato,
avendo tanta fame andò a passare
da capanna del povero cacciato
perch'ebbe solo un tozzo a domandare.

Il misero lo fe' sedere al desco
di povertà e lieto condivise
un pezzetto di pane... niente fresco
che col cattivo Re in due divise.

Il Re gli disse: "Tu sei di buon cuore,
ma certo tornerò io nel mio regno
ad esserne di nuovo il conduttore
e sarò un sovrano sempre degno.

Quando riprenderò la mia corona
suddito tu sarai ricco e felice,
ricorderò l'azione tua 'sì buona
e questo il Re che fu... sincero dice!"

Uno strimpellator, poetastro Tosco
che udì quelle parole del sovrano,
fatto dall'esperienza alquanto... fosco
al mendicante disse piano piano:

"Se un giorno quello torna a governarti
e dovessi passar tu dal reame
a chiedere qualcosa per sfamarti,
lui ti farebbe ancor morir di fame!

Promettere sa bene chi è in miseria...
dopo che è stato in auge riportato
sarebbe certo cosa troppo seria
se quello che promise... ha rispettato!"
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