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Pubblicata il 01/04/2012
Tanti, tanti anni fa, quando gli uomini vivevano ancora nelle caverne, il Vento venne ad abitare fra loro. Lo fece per aiutarli nei loro compiti (visto che erano alle prime armi) e per dimostrare a sua sorella, la Pioggia, a seguito di una discussione tra loro intercorsa, quanto fosse importante fare qualcosa per gli altri scendendo dal proprio piedistallo.
Prese dunque le sembianze umane, o meglio scimmiesche, in modo da non farsi riconoscere, e anch'esso si diede alle attività primordiali, come cacciare, ripararsi, incidere le pareti con graffiti.
Ma di quello che il Vento faceva non restava mai traccia: nessuno può modificare del tutto la propria natura.
Così gli altri uomini ebbero assieme paura, diffidenza e anche una sorta di ammirazione nei suoi confronti, come fosse una sorta di Messia ante litteram. Con schiamazzi (quasi dei grugniti) e urla (o meglio urli) cercarono di scacciarlo, ma il Vento non voleva ammettere la propria sconfitta...
Solo quando si rese conto che neanche nella preistoria del mondo (oltre che, col senno del poi, nella storia) c'era posto per la riconoscenza riprese le sue sembianze e soffiando forte fece crollare i primi abbozzi di capanne con cui gli umani si stavano cimentando. Quest'azione, finalmente, fu efficace e visibile, e, seppur negativa, diede agli uomini la misura della forza del Vento.
Da allora la diffidenza si tramutò in rispetto e la paura in venerazione, e il Vento poté tornare nel suo mondo con la soddisfazione, almeno, di aver insegnato agli uomini a guardare oltre. Purtroppo, però, come poi sarebbe successo in futuro il più delle volte, solo grazie alle maniere forti...
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