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Pubblicata il 07/02/2012
Sulla soglia della camera da letto la signora Badora piangeva abbracciata a suo figlio Antonio, un ragazzo di 14 anni, le sue labbra emettevano un flebile gemito: "Andria! povero figlio! Povero figlio".
Sul letto al centro della stanza poggiava una bara bianca circondata da fiori.
Tre candelieri ai piedi del letto emanavano una fioca luce rossa che dava alla stanza, un aspetto lugubre. Antonio, con dolcezza, accarezzava le mani della madre che ogni tanto s'alzava a baciare gli occhi del suo piccolo, che come un angelo dormiva dentro quella bara.In cuor suo, sperava che si aprissero.Con un fazzoletto bagnato gli inumidiva le labbra quasi che Andria le dicesse ridendo: "mamma, ho sete.".
La signora Badora soffriva, si leggeva nei suoi occhi un dolore straziante.Lei lo tratteneva con dignità per non mostrarlo ai presenti.
La sera quando rimase sola nella sua stanza, dove l'avevano costretta a salire per riposarsi un po', diede sfogo al suo dolore, buttandosi sul letto , battendo i pugni con rabbia e piangendo con tutto il fiato e le lacrime che le erano rimaste."Andria! Ora non ci sei più, dovevo vigilare, ti lasciavo troppo libero! Mi bastava vederti felice! dovevo vigilare! Tutta colpa del lavoro, per quel tozzo di pane! povero figlio mio! Non sentirò più le tue tenere braccia sul mio collo e le tue risate!" così ripeteva la donna in preda alla disperazione.
Intanto, le persone, dal paese salivano verso quella casa a gruppetti per portare conforto a quella famiglia così sfortunata. La casa distava dal paese circa un chilometro, ed era situata tra un viottolo e una stradina che portava verso un fiume.Era stata costruita su due livelli.Al primo piano una rustica cucina comunicava con una stanza, dove s'intravedevano due brandine, un tavolino e qualche giocattolo appeso alle pareti; tutto l'ambiente sapeva di muffa perché il pavimento era stato costruito più basso del giardino.Il piano superiore ospitava una camera matrimoniale. Seguiva un corridoio che portava verso la scala della soffitta, i cui assi scricchiolavano al passaggio, per le viti arrugginite che si erano perse e per il legno che presentava profonde fenditure.
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narrazione subito coinvolgente, toccante, in fluido scaturire di immagini ed emozioni che strappano l'anima...
Un abbraccio!
Ax

il 08/02/2012 alle 14:33

l'avevo già letta ieri sera, la rileggo ora ...toccante, molto.
aspetto il seguito con grande interesse...
a presto
eos

il 08/02/2012 alle 14:38

Si legge tutta d'un fiato nitetta
anche se lascia l'amaro in bocca,
un dolore straziante la perdita del proprio figlio.
Attenderò la seconda puntata.
Sei magnifica.
Marygiò

il 08/02/2012 alle 18:49