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Pubblicata il 01/02/2012
Nell'attuale situazione
come di un treno verso la stazione
che non lo fermerà mai
per la paura di non più partire
così spingevi l'aria dentro te, cercando
parole sicure e provate
del provato odio tuo
tardato dagli anni delle fughe
anni di rafferma solitudine
su e giù per l'europa, la piccola.
Ripetevi, beffeggiavi sul bavero tuo
l'onore tuo, andato a fondo
nel profilo ridente del pazzo fiato
da solo parlato.
Pazzo, pazzo, mille volte pazzo
hanno pensato, accanto a te
le giovani dita dell'infermierina
le mani affannate dell'infamamma,
occupate a celare la tua pazzia,
o le mani esperte del protopadre,
distinto lettore delle umane tragedie,
la sua esclusa.
Silenzio, umano ricovero
vi sfonderò con la mia nenia e risata antica
di squilibrato cencio di questa vostra assurda vita.
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Questa poesia mi colpisce per il dolore che trasmette.Pazzia,legata alla sofferenza di un rapporto genitoriale difficile.
Saluti
ninetta

il 01/02/2012 alle 17:31