Perdo occhi dallo stomaco
- non digerisco gli sguardi masticanti -
e ho denti sulle pupille
che staccano i vuoti dai tuorli.
E come schiumano gli angoli
se il giallo dei fori diventa blu.
Vent'anni di ossa curve
e ancora pungono gli spigoli
di questi sonni indigesti.
Quanti passi cadono dalle scarpe
se resto seduta a numerare
i capelli delle tue spinte,
i sassi dei miei gomiti.
La cipria del tempo fucila la faccia
ed io tra i cerchi
una distratta crepa.