idoli dagli occhi di totano
si conficcano nel polmone verde
delle grandi foreste pluviali
berciano una minestra di fonemi
che ronza ai sensi degli umani
come cento calabroni
le veglie di quei selvaggi sono brevi
e i loro sonni ancor più,
frammentati come specchi infranti
abbarbicati ad alberi o a pause di luce
rimesta ora il mio torbido
la mia etnogenesi
le mie località canore e cristalline
oh diventerà un cocktail alla moda questo torbido
come le meditabonde code degli uccelli del paradiso