Sì, folle folla di lanzichenecchi
catafratti di pancia e di mustacchi
in marcia verso queste sacre mura
scheletrite e coperte di verzura!
Sono io la bambola assassina
e nessuna mi ci si avvicina.
Onta!
O rovina!
Trattenete pure il fiato
nella gabbia del costato
mentre in sottoveste
di seta smerigliata e celeste
spiego Michelstaedter
– quell'avvenente ebreo –
ai miei lenti ripetenti
della quarta del liceo.
Ah, come è possibile non amare
fino alla follia
e oltre l'insurrezione delle carni
il mio accento falso parigino!
Io sono alfabeto cilestrino.
Ah, come è possibile
per te (pallido paleografo alle prime armi)
non provare a decifrarmi!
Io sono alfabeto sconfinato.
Mi vollero per fine settimana al mare
sulle isole Andamane
mi usarono per partouze
con le mie amiche andaluse
grazie all'assistenza
del salnitro
e dell'assenzio.
Sì, sul treno ci scambiammo biancheria.
A ogni fermata di una importanza certa
(Vignola inclusa)
imitavamo il rituale di corteggiamento
di stampo neo-assiro-babilonese
delle antilopi persiane
sotto l'Imperatore Ciro.
Vedrai.
Mi ritroverai
di Sabato nella piazza
di Castelfranco Emilia
ed è allora che mi perderai
vedendomi aggrappata
alla bottiglia.
Deciderai di andar via
sul primo treno per Belluno
...
e sembrerà un fotoromanzo
del 1951.
Ah, come è possibile
alla tua anima concupiscibile
non amare queste mie
apostasie, queste
terribili colpe mie...
queste mie
… queste mie!
Proprio tu
che adorasti le mie polpe!
Ah, la fedeltà finisce un giorno
scaraventata in altoforno.
I tradimenti – quelli – mai!
Oh my, oh my, oh my, oh my, oh my!
(Duetto Doktor Zunge / Duna)