le costellazioni che già strinarono gli occhi
all'Australopithecus Afarensis ardevano a
fuoco lento sopra l'Alto Giuba, mentre
in un bar per stranieri seducevo la
deliziosa figlia di coloni cornovagliesi
rievocando paragrafi scelti del mio CV:
io bucaniere di piccolo cabotaggio
sul lago di Costanza; io gestore
d'un chiosco di cocomeri nel centro
di Follonica; io immatricolato
all'Université Paris-VIII...
le costellazioni ardevano a ritroso, stremando
la macchina cerebrale dell'Australopithecus eccetera,
la bianca figlia della Cornovaglia gocciolava
sulle pagine del suo CV la brama belluina
di selve – che dico? - macchioni di mazzapicchi
che rudemente si prendessero cura
della sua femminilità. allora diedi il
segnale d'ingresso all'Anconitano,
che laido in accappatoio
brancicava col tozzo, mostruoso batacchio
urlante per lui la sua rabbia.
oh Anconitano, col randello in mano...
oh dottor Zunge, non vai per le lunghe!
strampalate costellazioni si tuffavano
sopra l'altipiano etiope o nel mar Rosso
spengendosi come ciechi tizzoni;
l'Anconitano e io, villosi e duri,
l'Anconitano e io, esatti e tèutoni
seppellivamo, nudo e sconquassato
il nostro pasto cornico
sotto una maestosa monocotilèdone.