Resta la cenere, che torneremo,
dei nostri morti, relitto del mondo,
polvere grigia nell'ombra dell'ultimo
grido del sole, orgasmo di rubino.
E lei vi posa, dove le mie labbra
fremono un sogno, l'orma senza peso,
una carezza nel confine estrema
tra cielo e terra, un'alba nel tramonto.
Poi Bianca va, cullando il suo sorriso
fugace, lenta, maestà del tempo
che non mi lascia che l'eco beffarda
di nostalgie, nei lievi passi muti.
E Bianca è mia, nell'istante più eterno
in cui scompare allo sguardo ferito
e si fa brezza di sera dell'anima
dove fu carne, e respiro di cenere.