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Pubblicata il 22/03/2011
Un sole irrompe nel mio sonno
e in alberi sibilo di vento;
sei ancora tu, madre immemore,
in cui disperso navigo,
tra stagioni marine
che dolci lievitano
in ansia di pioggia.

In te mi desto,
pur d’altra terra amaro e consapevole,
e nel tuo canto m’abbandono.

Il mio male ha radici antiche,
ma i rami sono d’aria,
come volto di donna
che la tristezza chiuse in abbandono
e mai la tocca il tempo,
che me torce e ingrigia.

In te mi getto:
un fresco d’acque dilava il cuore;
passi nudi di ragazzi vi s’ascoltano nel buio.
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una lettura che mi ha davvero incantata......
bellissime le metafore e la chiusa è una perla!!!!

il 22/03/2011 alle 16:19

Una vera meraviglia, ma che bravo che sei!patty

il 30/09/2013 alle 12:12

Perfetta, soprattutto sento sempre uno stile tuo personale, mi piace anche la tua sintesi.

il 12/10/2013 alle 23:06