È il vespero,
il giorno e il sol van declinando
ed il pensiero s’inginocchia al sacro,
mi setaccia l’anima, mi rattrista il viso,
enumera i ricordi.
Quand’ecco, all’improvviso,
sugli arcani tratteggi del riverbero
lontani accordi d’Amapola, la tua canzone.
Laddove, sola, ti riempia la stanza
e con movenze di danza tu cantavi
sul fruscio del disco che raschiava
e col cantar pregavi.
Quanti ricordi Zia, quanta emozione
quella canzone dei miei dieci anni!
ed io correvo a rotolar la manovella.
La soffio a te questa canzone!
Anche se ad altri suon porgi l’orecchio,
nuovi canti gorgheggi,
di sublimi concerti, per alte sinfonie oggi gioisci,
e lisci selciati d’oro e di diamanti il passo sfiora.
Essenze eterne ascendi vietate a noi immortali.
Solo per pochi istanti vorrei poter mirar le tue Visioni
nella Forgia dei Santi.
Vorrei spiarti, starti vicino;
favilla del Cielo tu,
io, impasto di terra.