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Pubblicata il 08/03/2011
Non lo volevi,
detestavi folle e pensieri,
nessuno merita mai troppe lacrime
- solo la musica di un vecchio film -.

Eppure da Angela non ci ero andata
e l’ho ancora qui, nel frontale mai
l’ho messa nei famosi scafali,cassetti,stanze.
Ancora tutto mi risale: quella sera,
tuo marito rideva mentre tu, esile figura
ti aggiravi, forse eri già morta
e io ti vedevo già trasparente
non chiedendo-chiedendo pane.
Come quella volta
che fanciullo, quanto ti amai,
perdesti gli occhi
dapprima
e tutto il resto poi.
E noi a guardare, sempre guardare
con quella vista dieci-decimi,
mi guardi la pupilla dottore,
magnifica.

E poi più.
Il nero.
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che partenza la prima strofa, e il marito che rideva ci sta benissimo, poesia per angeli decaduti, rich.

il 08/03/2011 alle 09:01

poesia del rimpianto, della perdita...il vedere le cose, e poi piu' nulla, come infilarsi in un tunnel...amara e bella

il 08/03/2011 alle 09:35

grazie rich

il 08/03/2011 alle 13:33

perdita sì...grazie di essere passato, vorrei offrirvi un tè...:-)

il 08/03/2011 alle 13:35

L'attacco è micidiale....piacevolmente aspro....poi mi chiedo:perchè il resto mi piace meno? Un saluto.

il 08/03/2011 alle 16:39

un ricordo doloroso , forse un' incidente mortale.. vedi ,assisti impotente..e poi il buio totale.ora sono angeli.saluti, ninetta.

il 08/03/2011 alle 22:11