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Pubblicata il 15/01/2011
Le mie nude braccia, impallidivano davanti alla regina,
l’unica che non aveva il tempo di morire,
l’unica per cui lo scherno è un arma poco utile,
Sempre più grande, sempre piu saggia degli altri,
Non facevo in tempo a vedere i miei seni spuntare, che lei era li, sulla bocca di tutti,
“una puttana”, pensavo, “questo sei”,
ma lo faceva per piacere, mica per soldi,
e quanti la seguivano, per la sua avvenenza, chi per salvezza, chi per dolore.
Giurai a me stessa, che io no, non le avrei mai dato la mano,
quella mano cosi pallida quando mi passava accanto come un felino notturno,
non avrei sfiorato il suo pelo bruno e i suoi occhi infiniti.
Passò del tempo,
sento ancora parlare di lei,
e ogni tanto mi pare,la notte,
quando i gatti piangono come neonati affamati,
di sentire il suo riso,
il riso di chi, sicuro del suo universo,
sa di aver già vinto.
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avevo già letto questa tua sulla inelutabile morte, non mi stancherei di leggerla, perchè è bellisssssssima..nessuno avrebbe potuto descriverla meglio.la morte vince sulla vita.. purtroppo. bella la chiusa. un bacio ninetta.

il 15/01/2011 alle 14:22