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Pubblicata il 02/01/2011
Dalla tua tomba, con voce fioca,
sussurrai: Lazzaro, vieni fuori!
Ma tu, fingesti di non sentire,
caro era divenuto il tuo mondo,
e il freddo della tua anima, come miele
t’appariva. La luce non sopportavi,
perché la decadenza sul tuo volto,
t’avrebbe fatto orrore e un tremore alle mani
t’avrebbe resa ancor più confusa.
Se fossi stato Gesù, a gran voce
t’avrei ordinato: Lazzaro, vieni fuori!
E tu con candide vesti ti saresti sollevata,
invece, t’ho parlato con voce sommessa,
sperando che saresti venuta incontro
alla mia dolcezza. Chi celebra la morte,
il giorno del suo compleanno?
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la trovo un pò ermetica caro Manuelito, ma sono sicura che appena eos la leggerà saprà trovare il bandolo della matassa tanto da rendere questa tua suggestiva lirica fruibile interamente anche a me

il 02/01/2011 alle 10:13

cosa possiamo fare veramente per gli altri? Forse poco, forse nulla, forse solo star vicino a chi sta male e condividerne il dolore...uscire dal tunnel...quando sarà il momento accadrà...ciao Fabio

il 02/01/2011 alle 11:52

Mi sembra di capire che si parli di una persona, la
donna amata probabilmente, che è immersa in pieno
nel suo mondo, nel mondo oggettivo materialista e
forse drogata all'ultimo stadio. Sta morendo la
poverina, proprio il giorno del suo stesso
compleanno, e ancora odia la Luce che la fa
tremare e confondere di più, per quel poco di
discriminazione ancora in lei presente.
L'amore vorrebbe ripetere il miracole di Lazzaro, ma
anche se Gesù disse che "...ne fare anche di più grandi"
grande deve essere la Fede per poterli fare...

Poesia molto bella che raccoglie il grido di dolore
di tutte queste persone deboli.
Molto sentita, vibrante fino alle ossa.
Un caro saluto
discri

il 02/01/2011 alle 12:01

bel modo di raccontare quanto sono tortuose le strade per raggiungerci al cuore

il 02/01/2011 alle 12:13

grazie Discri, ora la conprendo fino in fondo..e quant'è bella!

il 02/01/2011 alle 12:29

quando ti trovi in uno stato d'estrema difficoltà, dove la tua psiche è offuscata e non lucida, hai bisogno che qualcuno ti trascini con forza..poi verrà la dolcezza, la comprensione. molto triste,ma bella.

il 02/01/2011 alle 15:20

credo che Discri ci sia andato molto vicino, però non credo si tratti della donna amata, ma di una persona a te cara gravemente malata che ormai non si rende più conto della realtà.
Le malattie neurologiche degenerative sono terribili, l'ho sperimentato con mia suocera che si ammalò del morbo di Alzahimer e alla fine, proprio come la persona che descrivi, aveva perso ogni contatto con la realtà: scambiava il figlio(mio marito) per il padre ed aveva sempre lo sguardo perso nel vuoto, ad inseguire chissà quali fantasmi.
Ho provato tanta commozione per il tuo dolore e il suo dolore, perchè credo che ci siano momenti di lucidità in cui si rende conto, almeno vagamente, della sua condizione.
ti abbraccio
eos

il 02/01/2011 alle 17:00

ti sono nel cuore, in certe situazioni è difficile sia per chi è malato e per chi ci stà vicino.
mio padre con la testa c' era ma è arrivato a chiedere una pistola,non voleva più andare avanti.
bacioni è triste ma scritta con il cuore.

il 02/01/2011 alle 18:39

mi dispiace per la tua amica ciao

il 02/01/2011 alle 20:42

L'ora della morte non si puo' scegliere.Si nasce e si comincia a morire.Un po' difficile da interpretare,forse dedicata ad una persona a te molto cara che non hai potuto trattenere.Triste molto triste.Abbraccio.

il 03/01/2011 alle 10:08

Mio caro Fabio, credo di aver capito a chi ti riferisci
con questa tua poesia strappa lacrime,
si è impotenti vicino a tali malattie,
come sbattere la testa al muro
poichè non puoi far niente
che possa sanare la mente.
Hai fatto bene a descrivere
il tuo dolore tesoro di un amico,
ti sei seduto al centro del mio cuore
con questa poesia.
sereno giorno.
Marygiò

il 04/01/2011 alle 10:40

Si tratta di mia sorella, nata il giorno di capodanno, alla quale avevo offerto la pace, ma che puntualmente è stata ignorata. Grazie e ciao Astro. Fabio.

il 06/01/2011 alle 18:09

Hai ragione, Luce, quando dici che si nasce e poi un pò si muore. La vita, il dialogo, il riconoscimento degli altri, sono scelte quotidiane. Vivere è un nostro diritto-dovere. Ma la morte ci è sempre molto vicina. Un bacio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 18:28

Qui, cara, Mary, parlo di una delle tante malattie dell'anima: il rancore. Tante volte di fronte alla dipartita di una persona cara, pur soffrendo, ci rassegnamo. Meno accettabile invece è il dover subire certe situazioni di odio ingiustificato. Ma anche così, si sbatte la testa contro mura invalicabili. Una carezza sul tuo cuore. Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:07

E' vero, l'ho scritta con il cuore, perché tanta è la sofferenza. Ma non è una dedica per mia madre che soffre del morbo di Alzheimer, piuttosto è l'amara sconfitta del mio amore, rispetto all'odio ed al rancore (che prova mia sorella, verso di me). Un bacio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:12

Purtroppo sto vivendo con mia madre anche la sofferenza che tu racconti, ma questo scritto descrive il vuoto di un'altra donna, quello di mia sorella che ancora continua ad ignorarmi, nonostante il giorno del suo compleanno (il capodanno) io mi sia ricordato di lei ed a Natale dei suoi figli, mentre lei si è totalmente dimenticata anche della mia famiglia. Mi sono chiesto mille volte come si possa vivere in tale modo, senza un briciolo di umanità, senza un piccolo rimorso di coscienza, ma non sono mai riuscito a trovare una risposta. Grazie, Eos. Un bacio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:19

Cosa possiamo fare veramente per gli altri? Volevo ricostruire il rapporto con mia sorella, improvvisamente declinato due anni fà, ma come dici tu, sembra che le cose debbano andare per un altro verso. Grazie, Arturo. Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:23

Hai ragione: dovremmo essere più semplici e schietti per goderci meglio il tempo che abbiamo. Un abbraccio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:26

La lettura che tu dai al mio scritto è straordinariamente vera. Quando si è confusi, ma al contempo si è sicuri di possedere tutte le ragioni, capita di isolarsi e di isolare, ad esempio, un fratello. Si tenta allora la strada della resurrezione, cercando il dialogo e la dolcezza, ma anche queste, talvolta falliscono. La morte, le nostre ombre alla fine ci piacciono e non vogliamo che nessuno svegli il nostro sonno profondo e mortale. Un bacio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:33

Caro, Discri, non esite peggior sordo di chi non vuol udire e capire. Se fossi stato Gesù, avrei sollevato dal "sonno" della solitudine e del rancore mia sorella, mentre invece devo semplicemente attendere che si svegli da sola, oppure che lei da un sonno passi ad un altro. Ma sempre di morte, si parla! Un saluto caro, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:38

Cara, Anna, forse solamente io posso spiegarti l'ermetismo della mia poesia. Chissà quante volte hai voluto che le persone accanto a te, fossero più umane e comprensive? Eppure molte volte, ti sei dovuta arrendere di fronte a delle prese di posizione che erano rigide ed immutabili. Mia sorella è diventata irriconoscibile. Il giorno del suo compleanno (Capodanno) mi sono attivato perché si ricostruisse il nostro rapporto, ma Lazzaro (che vuol dire: Dio salva) non ha udito le mie parole ed il mio tentativo di ricucire è nuovamente fallito. Se tutto questo, fosse capitato a te, tu cosa avresti scritto? Forse, non sono poi, così ermetico, perché poi, la sofferenza ci accomuna tutti! Un bacio, Fabio.

il 06/01/2011 alle 19:49