E sentii l’amore scivolare via tra le dita come fosse acqua.
Cercai di stringerlo, tenerlo, farlo desistere ma scorse via.
Si rigettò nel fiume da dove proveniva ed io impotente potei solo rimaner lì ad osservarlo. Inerme. Stupito e distrutto.
Innumerevoli volte cercai di trattenerlo, farlo desistere da ciò che io ritenevo ingiusto.
Gli offrii un amore diverso dal quale era abituato. Altri punti di vista. Altre idee. Un altro futuro.
Ma non volle sentir ragioni. Convinto del suo essere immortale, si tuffò nel fiume, lo percorse e si mischiò al mare dei più. Degli altri. Non il mio. Certo di ritornar pioggia. Certo di bagnare un cuore nuovo. Un cuore migliore ma non il mio.
Ebbi solo il tempo di dir ciò che pensavo, dir ciò credevo prima di vederla scomparire al di là dell’anima.
Solo il tempo mi è rimasto, questo tempo, lo stesso tempo che ora mi è tiranno mentre prima mi era fratello. Un tempo insensibile, ironico, macabro. Che non teme nulla se non forse se stesso.
E le lancette si fermano, i secondi non scorrono più per me. I minuti non li conosco e le ore non mi interessano. E’ scivolato via tutto e senza apparente motivo.
Mi ritrovo ancora nel centro della piazza del nulla. A scriver di ricordi che già adesso sento lontani.
A udire parole che non sentirò più. Ad aspettare baci che prima venivan recapitati senza tasse, ne restrizioni. Senza il bisogno di francobolli dal bordo segnato dalle preghiere.
L’illusione pur bella che sia risulta meschina. Infame come la droga. E non so se riuscirò a smettere.
Rifugiarsi nell’effimero sarebbe un errore. Dall’illusione passerei ad un’altra illusione. E così via, all’infinito. Come un attimo Senza fine. Come un attimo senza amore. In un attimo.
Di quell’attimo senza fine che ci fece innamorare ne è rimasto l’attimo.
E ora lo sguardo gira perso nel blu di questo profondo oceano, alla ricerca di un punto fermo. Di un particolare che m’intrattenga nuovamente i giorni.
E cadon le foglie, cadon le stelle, cade la luna e con loro i miei sogni…