Apparentemente isolato
volgo lo sguardo su di uno scarno Albero
dal quale scorgo l'andar del fiume
tra il cantar di ignoti passerotti,
sogno ad occhi aperti,
vedo un uomo
penso alla corrente delle acque
che
nascono, scorrono, sfociano
e...
nel percorso incontrano inermi pezzi
discutono con loro
attraendoli verso il mare
illusione
pensare che l'umano corpo
nuoti veramente verso la sorgente
sfidando leggi e forza
in uno sfarzo di bracciate
illudersi, di andare contro
solo perchè lo sguardo all'opposto volge
come quell'uomo
che, dal poggiar di ossa
non chiede ausilio ai suoi muscoli,
chiedo alla mia penna
di scrivere sordidi versi
con un inchiostro stinto
destinato a cader con il tocco delle ore.
Poggio gli occhi sullo scarno albero
ecco, che si apre l'altra riva
e mi sciolgo;
accatastato dai rumori
non chiedo ausilio alla mia anima
legato resto allo scarno albero
che attende primavera
falso ignaro di un imminente autunno
nell'illusione, di aver vinto
solo
mostrando il profumo dei suoi fiori
solo
donando la polpa dei suoi frutti
in un unico gioco
dettato dall'affascinante
legge delle stagioni!