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dck
Pubblicata il 21/10/2010
Sì, ormai capivo
e mi accasciavo a terra

da quel momento nebbia, paura fredda e poi ..

E poi due fiori scorticanti a pelle
che sono attratti e spaventati a morte
violenta penetrazione (e rossa)

e sopratutto cannibalismo tra cosce senza senso.

E poi il rumore
rumore, velocità, rumore
qualcosa che mi insegue, mi circonda ed urla

e che sfrecciando circolare, bianco
mi chiude le reazioni più banali.


Io quel divano me lo ricordo eccome
tra i fotogrammi musicali in bianco e nero
e non osavo, non osavo immaginare


Quello che poi si scatenò sul muro.
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Titolo claustrofobico, poesia che scompiglia.
Mi fa venire in mente una scena descritta in un mio racconto (cosa per nulla rassicurante).
L'ultima frase chiude il tutto con un immaginare molto significativo.
La concretezza delle sensazioni iniziali e l'astrattezza dell'immaginare ciò che poi si sarebbe scatenato sul muro.
Piacevolmente sconvolta.
Alessia

il 23/10/2010 alle 12:44
dck

Grazie ...
è un commento a cui tengo molto
grazie.

Dck

il 25/10/2010 alle 10:04