Solare, la tua voce
mi raggiunge quando
le fatiche tue smetti
e contento torni
senza pesi,
Luigi, in comunità,
la tua casa.
Novanta chili di bontà,
due fari azzurri
trent’anni di guai,
già ricordati.
Eppure ti muovi leggero
tra i dolori di tutti
presente ovunque per significare
che è ovvio rimanere
cambiare, sperare,
contenere le paure.
Ingombrante, il tuo corpo
nasconde fattezze
di fanciullo, timidezze
che sfociano nei sogni
che i tuoi occhi sembrano
vedere lì tra noi.
Dove sarà
dove sarai
a raccontare la vita
a non tradire più
l’anima fiorita?
Un’altra storia
un’altra sortita…