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Pubblicata il 08/10/2010
Nel suo momento di massimo splendore
Hey Babe aveva tre teste, due falli ed un raffreddore
che non finiva mai. La giovinezza rende belli, si sa.
Poi sprofondò l’inverno e s’offuscarono comete
e pizzerie, le sue Hawaii furono adottate
da un'onda anomala e lui si dedicò
soltanto alla politica ai circhi
di periferia ed alle droghe
polipsicotropiche.

“Ti vorrò sempre” mi dicesti.
“Pur se la tua schiena si piegasse
e tu non avessi manco un soldo per offrirmi
un fiore. Che potresti comunque raccoglierne
per strada: tarassaci fuori porta, genziane
dai giardini blu e gerani dietro vetrate
a scacchi. Del resto a me soltanto
il suono di quei nomi già basta
a farmi trepidare”.

“Io ti vorrò sempre bene”
urlai. “Con tutta la mia anima.
Pur se sporca, la mia anima, e rotta
dopo le botte prese attraversando strada”.

Ecco. Lo zenit è un’illusione.
Inutile ambizione. Il bello quello vero
viene quando si raggiunge il fondo.
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sembra dissociata a prima vista, ma rileggendola piu' volte si sente un nocciolo duro, una richiesta d'amore mascherata di orgoglio, evidentissima nella stupenda strofa finale..

il 10/10/2010 alle 07:03

grazie artuto, è volutamente dissociata ed immaginifica, ma totalmente autobiografica. forse solo con l'ironia si può parlare di cose serie. ciao,

il 10/10/2010 alle 08:39

forse, sicuramente l'ironia è una grande risorsa..ciao

il 10/10/2010 alle 09:35