Anna Reinach confessa ad Edith che pochi mesi prima lei ed il marito avevano chiesto il battesimo nella Chiesa evangelica in un atteggiamento di totale abbandono.
Edith non poteva più ignorare che un nuovo orizzonte si stesse schiudendo dinnanzi ai suoi occhi: gli studi, le ricerche, le pubblicazioni scientifiche, tutto era mosso dalla ricerca della verità. Il suo ateismo rispettoso e gentile trovava come naturale approdo nel cattolicesimo.
Dopo l’incontro con la vedova Reinach, Edith annoterà sul suo diario: “Fu quello il mio primo incontro con la croce, con quella forza divina che la croce dà a coloro che la portano. Per la prima volta mi apparve visibilmente la Chiesa, nata dalla passione di Cristo e vittoriosa sulla morte. In quel momento stesso la mia incredulità cedette”.
Nel frattempo Anna Reinach chiede ad Edith la classificazione degli appunti del marito per farne una pubblicazione postuma, cosa che avverrà nel 1918 con il titolo: “Essenza del movimento”.
Di ritorno a Friburgo, Edith presenta le sue dimissioni a Husserl, il quale le accetta senza fare opposizione. I loro rapporti rimangono amichevoli e da parte di Edith resta una grande attenzione per l’evoluzione dei lavori del Maestro.
A Friburgo instaura un corso dedicato ai giovani studenti per l’iniziazione ai metodi della fenomenologia e nell’ottobre del 1918 chiede ad Husserl il suo appoggio per ottenere la cattedra all’università di Gottinga, ma nonostante la raccomandazione scritta, l’appello viene ignorato, poiché Edith è una donna e questo le suscita tanta amarezza.
Nell’estate del 1921, Edith va a trascorrere alcuni giorni di riposo presso la casa di campagna della sua amica, la filosofa Hedwig Conrad-Martius. Una sera, rimasta sola in casa dalla biblioteca dell’amica, estrae un libro: l’autobiografia di santa Teresa d’Avila. Dal suo diario, il ricordo di quell’esperienza: “Ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa, che non la interruppi finché non fui arrivata alla fine. Quando lo chiusi dovetti confessare a me stessa: Questa è la verità”.
Al mattino va a comprare un catechismo e un messalino e dopo qualche giorno va ad assistere per la prima volta ad una celebrazione eucaristica. Al termine della messa e raggiunto il prete in sacrestia, chiede di ricevere il battesimo.
Alle domande del prete: Da quanto tempo segue l’insegnamento della fede cattolica? Chi la istruisce? Edith, balbettando, risponde: “La prego, reverendo Padre, mi interroghi”.
Il battesimo viene fissato per l’inizio del nuovo anno, previo un corso di preparazione tenuto dal sacerdote stesso. In questo periodo Edith inizia a compiere degli esercizi spirituali, ad approfondire i testi di santa Teresa d’Avila, a leggere San Giovanni della Croce ed intuisce quanto la fede sia una “luce oscura”.
Poi, annota: “Chi cerca la verità, cerca Dio. La Verità dunque non ci opprime, semplicemente ci supera e per questo a volte sembra nascondersi, mentre in realtà si adatta alle nostre capacità ricettive e continuamente ci si svela in novità e ci si dona”.
In un suo testo sulla “Causalità psichica” pubblicato nel 1922 negli Annali di Husserl, Edith racconta: “C’è uno stato di riposo in Dio, di totale sospensione di ogni attività della mente, in cui non si possono più fare piani,né prendere decisioni e neppure fare qualsiasi altra cosa, m in cui, avendo rimesso tutto l’avvenire al volere divino, ci si abbandona interamente al proprio destino.
Questo stato io l’ho provato in qualche modo in seguito a un’esperienza che, oltrepassando le mie forze personali, ho consumato totalmente le mie energie spirituali, sottraendomi ogni possibilità di azione …
Si instaura una sensazione di sicurezza intima, di liberazione da tutto ciò che è preoccupazione, l’obbligo e responsabilità nei confronti dell’agire. E, mentre mi abbandono a questa sensazione, ecco che una nuova vita inizia a poco a poco a colmarmi e, senza alcuna tensione della volontà, a spingermi a nuove realizzazioni.
Questo afflusso vitale mi sembra travasarsi da una forza attiva che non è la mia, e che poi, senza farmi la minima violenza, diventa attiva in me. L’unico presupposto necessario che una simile rinascita spirituale sembra essere la capacità passiva di accoglienza che si trova al fondo della struttura della persona”.
In uno stralcio dell’opera “Essere finito e essere eterno” Edith scrive: “In questo sentimento di sicurezza sentiamo l’esistenza di una forza spirituale che nessuna esperienza esterna ci insegna. Non sappiamo che cosa accadrà di noi, davanti a noi sembra spalancarsi un abisso e la vita ci trascina dentro inesorabilmente, poiché ci spinge avanti e non tollera alcun passo indietro, ma mentre crediamo di precipitare, ci sentiamo nelle mani di Dio che ci sostiene e non ci fa cadere”.
Dopo la conversione, Edith, chiede di entrare nel Carmelo, ma il suo direttore spirituale Raphael Walter si oppone, perché la decisione intrapresa può sembrare frutto dell’entusiasmo del neofita e non una scelta meditata e poi perché il Padre vedeva in Edith la persona adatta per portare il Vangelo negli ambienti intellettuali del tempo.
Il canonico Schwind suggerisce ad Edith l’insegnamento a Spira, presso le Domenicane di Santa Maddalena, in modo tale da mantenere i contatti con la famiglia e soprattutto con la signora Stein che alla notizia della conversione della figlia subisce una grande amarezza.
Ma l’attenzione ed il rispetto di Edith verso la madre sono esemplari, cerca in tutti i modi di non ferirla ulteriormente, di rispettarne le abitudini ed il credo religioso (l’ebraismo).
Nel 1925 Edith riceve l’incarico da Padre Erich Przywara di tradurre in lingua tedesca le Opere, del cardinale inglese John Henry Newman che vedranno la luce solo nel 1928 con il titolo il Diario e le Lettere. Traduce poi, dal latino al tedesco le Quaestiones disputatae de veritate di San Tommaso d’Aquino e quasi simultaneamente traduce il De veritate e scrive gli Annali, uno studio sulla fenomenologia di Huserl e la filosofia di San Tommaso, ma la sua opera più importante è Essere finito ed Essere eterno, un’opera sviluppata in due volumi sulle questioni fondamentali sull’ontologia che mette a confronto il tomismo con la fenomenologia.
Intanto il nome di Edith Stein inizia a circolare anche nei gruppi e associazioni femministe che vogliono beneficiare dei suoi insegnamenti. Dal 1928 Edith inizia una serie di conferenze sul ruolo della donna nella società ed afferma: “Sì, è possibile affermare che proprio qui, dove ogni individuo rischia di trasformarsi in una parte di un ingranaggio, di perdere la propria umanità, il dispiegarsi della personalità femminile può fungere da benefico contrappeso.
Nell’animo di colui che sa di essere atteso sul posto di lavoro da solidarietà e simpatia, potrà mantenersi vivo, o risvegliarsi, un qualche sentimento altrimenti destinato ad inaridire. Questo è uno dei modi in cui la personalità femminile dà all’attività lavorativa.
Un’impronta diversa da quella comunemente conferitale dall’uomo”. Ed ancora: “Solo una totale e immotivata chiusura mentale ha potuto contestare il fatto che la donna sia in grado di esercitare attività diverse da quelle di sposa e madre … Non esiste un’attività professionale che non possa essere assunta dalla donna”. L’analisi di Edith non risparmia nemmeno la Chiesa, quando asserisce: Nella situazione attuale del diritto ecclesiastico, non si può dire che l’uomo e la donna occupino una posizione identica, dal momento che la donna è esclusa da tutte le funzioni del ministero consacrato nella Chiesa.
La situazione attuale è una regressione rispetto ai primi tempi della Chiesa …”. Nel marzo del 1931, Edith si congeda dall’Istituto Santa Maddalena per dedicarsi al suo apostolato di conferenziera e ai suoi lavori filosofici.
Si ritira a Breslavia per pochi mesi presso la famiglia. Anche la sorella Rosa desidera entrare nella Chiesa cattolica, ma non ha il coraggio di chiedere il battesimo per non ferire maggiormente la loro madre. In questo periodo, Edith riprende gli studi filosofici e tenta di ottenere la libera docenza all’università di Friburgo, ma il suo tentativo fallisce.
Solamente l’anno successivo riesce a conseguire la cattedra a Munster presso l’Istituto superiore germanico di pedagogia scientifica.