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Pubblicata il 27/09/2010
Non è facile parlare di Edith Stein, la santa-filosofa che nel corso della sua vita ha dedicato i suoi studi al problema dell’empatia, ha aderito alla fenomenologia, si è occupata dell’antropologia filosofica e religiosa, della metafisica etica e, non per ultimo della mistica.
Una vita, quella di Edith Stein, vissuta nella pienezza intellettiva, relazionale e spirituale. I suoi testi sono difficili e nel corso del tempo sono stati spesso travisati, non compresi o mal reinterpretati, o non tradotti, perché ancor oggi, la personalità della Stein, risulta ingombrante, specie per coloro che non accettano che in una donna possano concentrarsi tante e tali qualità, come di difficile spiegazione è la sua conversione al cristianesimo ed il suo ingresso nel Carmelo. Edith nasce il 12 ottobre del 1891 a Breslavia (Polonia) che all’epoca faceva parte della Germania.
Ultima di sette figli, rimane orfana del padre ad appena due anni, dopo la sua morte, la madre ne rileva l’attività di compravendita di legname. Erna ed Edith, le sorelle più piccole, crescono coccolate dai fratelli e dalle sorelle più grandi, ma già in tenera età, Edith rivela un carattere forte e deciso e reagisce con il pianto agli accessi di collera ogni qualvolta ottiene un insuccesso, o che non risulta la migliore.
La sua memoria è eccellente, tanto che riesce ad imparare a memoria la Maria Stuarda di Schiller, ma il suo animo è affettuoso e sensibile. L’esordio scolastico non è dei migliori, infatti dalla sua autobiografia apprendiamo che: “Quando, all’età di sei anni, Erna cominciò ad andare a scuola, fui molto dispiaciuta di non poterla accompagnare. Non avendo più nessuno che mi tenesse compagnia a casa, venni iscritta all’asilo: trovai tutto ciò molto al di sotto della mia dignità e ogni mattina bisognava litigare per portarmi fin lì. Non ero molto socievole con gli altri bambini e accettavo malvolentieri l’obbligo di prendere parte ai loro giochi … Quando fui vicina al mio sesto compleanno, decisi dimettere fine alla mia presenza all’asilo, che detestavo.
Dichiarai che a partire da quel giorno volevo assolutamente andare a scuola e che questo era l’unico regalo che desideravo per il mio compleanno”. Molto dotata e con una volontà di ferro, in poco tempo Edith diventa la più brava della classe, l’istituto Viktoria diventa la sua seconda casa, qui impara il francese, l’inglese, lo spagnolo, il latino, il greco e l’ebraico. Raggiunta l’età di 13 anni, Edith abbandona gli studi, una decisione che sorprende il direttore della scuola Victoria e la madre suggerisce alla figlia di andare a riposarsi presso la sorella Else, che sposata e con prole, vive ad Amburgo. Edith soggiorna sei mesi presso la casa di Else compiendo i lavori domestici e prendendosi cura dei tre nipoti. La lontananza dagli studi però si fa sentire e dietro l’invito della madre a ritornare a Breslavia, Edith acconsente immediatamente.
Il ritorno agli studi aggiunge alla giovane Edith allegria e dinamicità, ma è lei che riesce a stabilire un giusto equilibrio tra lo studio e il divertimento: gioca a tennis, le piace la danza, sperimenta il canottaggio, fa lunghe passeggiate distensive e tra i suoi desideri comincia a nascere il progetto dell’insegnamento. Nell’aprile del 1911, Edith si iscrive all’università di Breslavia alla facoltà di storia e germanistica (filologia e letteratura tedesca) e alla facoltà di psicologia sperimentale che comprende dei corsi di filosofia, il fatto è rilevante perché da appena tre anni l’università è accessibile alle donne, ma non a tutte, solo alle meritevoli.
Nell’aprile del 1913, Edith si trasferisce a Gottinga e qui conosce il professor Reinach, responsabile dei corsi universitari e assistente del professor Husserl, padre della fenomenologia. Il movimento fenomenologico tenta di interpretare il senso più profondo del fenomeno e attraverso la riduzione dell’idea del fenomeno stesso, tenta di arrivare alla sua forma primaria. Nel film: “La settima stanza” l’interprete che veste i panni di Edith Stein,viene interrogata dalla nipote: Zia Edith, cos’è la fenomenologia?
L’attrice Maia Morgenstern spiega con molta semplicità la corrente fenomenologica, usando come simbolo il pianoforte sistemato in casa e così risponde: “Fino a questo momento il pianoforte è stato un mobile qualsiasi, utilizzato per poggiare i biscotti, mentre diventa quello per cui è stato creato, solamente quando qualcuno solleva il coperchio e lo fa suonare. La fenomenologia è lo studio delle possibilità che un oggetto nasconde e che lo renderanno vivo. Io posso renderlo vivo, perché so che il pianoforte se ben suonato, può fare musica. Ma senza la mia coscienza, o la tua, questo pianoforte resterebbe un semplice porta biscotti”. Con la fenomenologia, Husserl introduce una filosofia legata ai valori oggettivi dell’esistenza e prende le distanze dallo psicologismo e da qualsiasi forma di soggettivismo, tentando con rigore scientifico l’acquisizione delle essenze dei fenomeni, ma proprio qui emerge il lato idealistico della fenomenologia.
Secondo Husserl unificando tutte le conoscenze e le potenzialità del ricercatore, mettendo da parte qualsiasi preconcetto, è possibile cogliere le essenze che si mostrano alla coscienza (l’Io trascendentale). In un ambiente caratterizzato dalla sensibilità e dalla cultura, con filosofi come Husserl, Reinach e Scheler, Edith continua la sua crescita culturale ed intellettiva, ma nel momento del suo massimo sforzo, scoppia la prima guerra mondiale e quasi tutti i suoi amici partono per la guerra.
Nel gennaio del 1915 Edith decide di arruolarsi come infermiera ausiliaria volontaria, compie un corso accelerato alla Croce Rossa e su sua richiesta, viene collocata al lazzaretto per contagiosi sul fronte austriaco. Edith cura i malati di dissenteria, di colera e di tifo esantematico, ma sei mesi dopo viene congedata. La sua dedizione le farà meritare dopo la guerra, la medaglia del Coraggio della Croce Rossa, cosa di cui parlerà solo alla sua priora quando sarà carmelitana.
Il ritorno alla vita civile, sancisce la preparazione alla tesi del dottorato “Sul problema dell’empatia” ed al contempo riceve nell’inverno del 1916 l’incarico d’insegnante presso l’istituto Viktoria. In quel periodo il professor Husserl è alla ricerca di un assistente, ed appena Edith ne viene a conoscenza, prontamente si candida, la sua offerta viene subito accolta sulla base di una paga di 100 marchi al mese. Il 3 agosto 1916 Edith Stein supera il dottorato in filosofia con la menzione più alta: summa ***** laude ed è l’unica donna a passare il dottorato quell’anno in Germania.
Il lavoro di assistente presso Husserl consiste nella trascrizione del materiale grezzo del secondo volume delle “Idee” composto da oltre novemilacinquecento pagine e la strutturazione di cinquantasette manoscritti. Tutto sembra procedere bene, ma il Maestro rifiuta di svolgere il lavoro in comune, spesso è evasivo, altre capriccioso, Edith viene considerata poco più che una segretaria. Nel novembre del 1917 muore nelle Fiandre Adolf Reinach, maestro ma soprattutto un amico e confidente, Edith raggiunge Gottinga per le esequie e incontra la vedova Anna Reinach che pur se addolorata è profondamente serena e capace di infonderle speranza.
Per la prima volta Edith intravede la luce oscura della fede che oltrepassa il senso comune delle cose e dona forze inaspettate al momento del bisogno. Forse per la prima volta Edith, sperimenta sul campo l’empatia, l’attitudine cioè di cogliere e immettersi nel mondo interiore dell’altro, per viverne il suo personale dolore, non quindi il dolore di Edith riguardo all’evento luttuoso, ma il dolore di Anna percepito e convissuto da entrambe.
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bellissime ed edificanti queste Vite dei santi...

il 27/09/2010 alle 11:35

Essere canonizzata santa senza aver fatto un solo
miracolo ... fu una forzatura di Giovanni Paolo II per
omaggiare la martire sua conterranea che passò
dalla religione ebraica alla cristiana-cattolica per
cercare di scampare alla furia di Hitler, poi però
Edith scrisse qualcosa che fece arrabbiare il Furer
che deportò da quel momento, per reazione, tutti
gli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo,
fino ad allora non presi in considerazione dalla sua
furia omicida.
saluti

il 27/09/2010 alle 11:41

ti dico solo questo: grazie.

il 27/09/2010 alle 12:38

Grazie, Anna. Questa è solo la prima parte di un articolo lungo cinque pagine. Ciao, Fabio.

il 27/09/2010 alle 15:14

La santità non si guadagna solo attraverso almeno un miracolo post-mortem, come è risaputo, perché per il caso di Edith Stein la Chiesa ha seguito un criterio diverso. Perché allora non fare Santa anche Rosa, sua sorella, anch'ella convertita al cristianesimo ed entrata nel Carmelo? Perché non portare agli onori dell'altare tutti gli ebrei che in quel periodo e successivamente si sono convertiti al cristianesimo? Il documento che fece arrabbiare Hitler, a cui tu fai riferimento, non fu scritto da Edith, ma dalla Chiesa cattolica olandese il 26 luglio 1942, attraverso il quale la Chiesa pubblicamente condannava la persecuzione nazista contro gli ebrei nel loro Paese e ciò determinò indirettamente la condanna a morte di Edith Stein. Grazie, Fabio.

il 27/09/2010 alle 15:30

Sono io a dirvi grazie per la vostra attenzione. Anche se il meglio ancora deve arrivare. Un bacio, Fabio.

il 27/09/2010 alle 15:31

molto interessante questa vita di

il 27/09/2010 alle 16:28

molto interessante questa vita di Edith Stein. Ho letto molto poco di lei, ma da quel poco ho visto veramente la sua mente fuori dal comune ed il suo gran cuore...questa tua mi spingerà ad approfondirne la conoscenza..ciao Fabio

il 27/09/2010 alle 16:31

Confermo le tue impressioni, Arturo. Edith Stein è stata una donna molto dotata intellettivamente, con una vasta cultura, norché una grande Santa. Ciao, Fabio.

il 27/09/2010 alle 17:55

mi prendi per la gola ti adoro :-) ciao

il 27/09/2010 alle 19:53

So cucinare l'essenziale, ma per la tua gioia potrei imparare meglio! E perdonami, se ti dico che non ti adoro! Con simpatia, Fabio.

il 27/09/2010 alle 20:50

Con queste storie dei santi caro Fabio
mi sento per un attimo in paradiso credimi.
grazie per averla scritta.
Baciotto.Marygiò

il 27/09/2010 alle 21:24

Sono sicuro che se il Paradiso non esistesse, lo inventerebbe la tua Dolcezza. Profumata notte di sogno, Mary. Fabio.

il 27/09/2010 alle 22:59

Avevi ragione: Edith Stein mi affascina . Una donna dai vasti orizzonti mentali, che è capace non solo di fare delle scelte precise ma anche di viverle con coerenza e impegno. A cominciare dal rifiuto dell'asilo, alla serietà che mette negli studi, alla tenaci che dimostra nel perseguire il suo ideale di lavoro, al coraggio di cercare una verità di fede che la porta alla conversione e di rimanervi poi fedele fino alla fine senza per questo rinnegare il suo popolo. E tutto questo in un mondo in cui alle donne era precluso essere arbitre del proprio destino, in un mondo che poi allo scoppio della guerra e alla scellerata persecuzione nazista rendeva per una donna ebraica tutto ancora più difficile.
Fedele alla scelta di fede e fedele al suo popolo fino alla fine, fino alla deportazione in un campo di concentramento e alla morte.
Il miracolo era lei stessa.
Interessantissimi i tuoi scritti sui Santi, che ce li fai conoscere anche e soprattutto nella loro dimensione di uomini e questo fa risaltare ancora di più i loro meriti per guadagnare la santità.
Piaciuta molto e aspetto con vivo interesse il prossimo.
un abbraccio
eos

il 28/09/2010 alle 06:47

Ho immaginato che il ritardo del tuo commento, fosse motivato dalla tua riflessione. Per questo i tuoi commenti sono molto precisi e profondi, perché vuoi essere sicura delle cose che pensi e di quelle che dici. Quello che hai detto corrisponde alla verità dei fatti, ma ci sono altre due stralci dell'articolo che devono essere ancora pubblicati. La prossima biografia sarà su Santa Teresa d'Avila, non per scelta, ma su richiesta esplicita del gestore del Sito. Un saluto affettuoso, Fabio.

il 28/09/2010 alle 16:16

si quando faccio un commento voglio essere sicura di quello che dico e siccome ieri non ci sono stata tutta la giornata e sono tornata a sera, ho preferito leggere stamattina l'articolo abbastanza lungo per dargli una scorsa veloce in modo da fare un commento appropriato. La vita di Edith Stein la conoscevo, l'ho sentita qualche tempo fa alla televisione ed è stato piacevole leggerti e aggiungere particolari che mi erano ignoti. Mi sembrava strano che il tuo articolo finisse qui! Leggerò con grande piacere il seguito.
un abbraccio
eos

il 28/09/2010 alle 16:33

Leggendo e rifletttendo sulla vita dei Santi, sorge spontanea la domanda su quale sia il nostro posto nella Chiesa e nel mondo. E proprio ieri, rivolgendo questa domanda alla badante di mia madre (che sai il disturbo di cui soffre) con molta semplicità mi ha risposto che, mentre a taluni il Signore chiede grandi impegni, ad altri chiede un impegno meno radicale, ma ugualmente forte, come il rispetto dei comandamenti. Questa risposta l'ho trovata "illuminata" ed illuminante. Anche nelle persone umili, può esserci per noi la risposta di Dio. Un bacio, Fabio.

il 28/09/2010 alle 20:16