13. I discepoli dissero a Gesù: “Sappiamo che Tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?”. Gesù disse loro “Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra.”
Volendo stare all’esortazione di Gesù fatta all’inizio, nel primo versetto, dovremmo cercare il significato nascosto, esoterico, di questo detto. Eppure, più lo leggo, più ci rifletto, e più mi convinco che questo detto non ha nulla di esoterico, nulla di nascosto da scoprire. Secondo me esso dice semplicemente ciò che si legge.
Quando Gesù, come tutti gli esseri umani, morirà e lascerà i Suoi discepoli, chi dovrà essere la nuova guida di tutta questa gente che crede e crederà nel Suo Messaggio? chiedono a Gesù e a loro stessi i discepoli, evidentemente molto preoccupati più del loro futuro materiale che di altro. Diversamente da come ci saremmo aspettati leggendo i Vangeli canonici, la persona di cui Gesù più si fida è il fratello Giacomo chiamato il Giusto, non il presunto capo Simon Pietro, nemmeno Giovanni figlio di Zebedeo.
L’evangelista Giacomo è chiamato Giusto perché, evidentemente, è un Saggio, un realizzato in vita; non è un “giusto” come può esserlo un buon giudice di questo mondo, che conosce a menadito la Legge, ma un Saggio in piena Coscienza Cosmica, il cui Amore è tale da essere Uno con lo Spirito Supremo.
Giacomo è dunque colmo di quell’Amore, grazie al quale i cieli e la terra sono venuti in esistenza.
Si potrebbe anche pensare che lo stato di coscienza di Giacomo il Giusto sia più avanzato dello stato attuale di coscienza di Gesù stesso, il quale sembra ancora trovarsi al livello coscienziale di Messaggero di Dio: colui che Ama Dio e si pone nella Luce di Dio.
14. Gesù disse ai Suoi discepoli: “Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono.” Simone Pietro Gli disse: “Sei come un onesto Messaggero.” Matteo Gli disse: “Sei come un Filosofo sapiente.” Tommaso Gli disse: “Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli.” Gesù disse: “Non sono il tuo Maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell’Acqua Viva che ti ho offerto.” E lo prese con sé e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero: “Cosa ti ha detto Gesù?” Tommaso disse loro:“Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto, voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe.”
Sono colpito dall’affermazione di Gesù “Non sono il tuo maestro”, e incuriosito dalle “tre cose” che Gesù ha detto a Tommaso.
Secondo me l’affermazione premessa è dipendente dalle tre cose dette in segreto a Tommaso, per cui il punto è capire cosa siano queste tre cose così terribili che addirittura anche una sola di esse, svelata, condannerebbe un amico alla lapidazione e costringerebbe il “fuoco” ad uscire dalle rocce per divorare i lapidatori!
Come posso sapere di queste tre cose? Analizzatele assieme a me. Posso dedurle per via diretta dal contesto di tutto il Messaggio di Gesù in questo Vangelo e negli altri. Posso dedurle per via indiretta dalla Torà (Legge di Mosè), andando a vedere quali sono i peccati così gravi da meritare la morte per lapidazione. Infine, posso applicare le deduzioni dirette e indirette.
Proprio ciò mi accingo a fare.
Nel Levitico e nel Deuteronomio i casi passibili di pena di morte sono tanti e vari, tra cui risalta l’Adulterio e la Fornicazione che meritano la lapidazione (non meravigliamoci troppo del Corano!). Molti altri casi meritano la morte ma non è specificata la lapidazione. Il caso più grave, che merita la morte per lapidazione da parte di tutta la comunità è la bestemmia e ne riporto il testo:
“Chiunque bestemmia il Nome del Signore dovrà essere messo a morte; tutta la comunità lo dovrà lapidare.” (Levitico 24, 16).
La bestemmia è come l’Idolatria (Moloch), nel senso che chi bestemmia il Nome del Signore con l’intenzione di contaminare il Santuario (Tempio) di Dio (il corpo umano!) e di profanare il Suo Nome, merita certamente la morte per lapidazione.
Se si pensa alla “bestemmia” di Gesù, fatta pubblicamente davanti al sinedrio, quando il Sommo Sacerdote Lo interrogò chiedendoGli se fosse “il Cristo il Figlio di Dio benedetto?” e Gesù confermò rispondendo “Io lo sono”, si capisce subito quali siano le “tre cose” che Gesù dice a Tommaso nel segreto, per non dare “scandalo” a tutti i presenti non ancora pronti a ricevere la Verità Ultima!
Rimarrebbero troppo sconvolti e scandalizzati in questo momento prematuro. La Verità Ultima, infatti, è totalmente sconvolgente per chi non è pronto a riceverla!
La bestemmia dunque, comprendeva il fatto “gravissimo” che un comune mortale, un uomo, si reputasse non solo essere “quel Figlio di Dio benedetto”, ma addirittura Dio stesso!
Questa gravissima “offesa a Dio” era ritenuta assolutamente imperdonabile. Meritava senza alcun dubbio la pena di morte per lapidazione, per gli ebrei, meglio ancora il ludibrio della crocifissione, tale era altissima l’offesa!
Il contesto del Messaggio Messianico è chiaramente espresso in sintesi nelle parole addirittura del Vecchio Testamento, citate da Gesù stesso: Voi siete Dèi.
La Buona Novella è composta, sinteticamente, proprio da semplicissime sole “tre parole” che sono: “Tat Tvam Asi”, ovvero: Quello Tu Sei!
Queste, secondo me, sono le “tre parole-cose” dette da Gesù a Tommaso, nel segreto:
“Tu stesso, o Tommaso, sei Dio!”
Per questa ragione Gesù non poteva essere Maestro per Tommaso, ma solo per tutti quanti gli altri discepoli, suoi amici, che non erano ancora pronti per ricevere la Verità Ultima.
15. Gesù disse loro: “Se digiunate attirerete il peccato su di voi, se pregate sarete condannati, e se farete elemosine metterete in pericolo il vostro Spirito. Quando arrivate in una regione e vi aggirate per la campagna, se la gente vi accoglie mangiate quello che vi offrono e prendetevi cura dei loro ammalati. Dopo tutto, quello che entra nella vostra bocca non può rendervi impuri, è quello che viene fuori dalla vostra bocca che può rendervi impuri.”
Una interpretazione potrebbe essere:
fare le cose forzatamente, non spontaneamente, non con sincerità, come fare il digiuno solo perché prescritto, pregare solo perché è un dovere di ogni buon cristiano, fare elemosine perché fa sentire bene dentro, sono tutte azioni che hanno, in tal modo, solo una motivazione egoistica, quindi risultano nocive e non benefiche.
Il Signore giudica le intenzioni, le qualità, guarda alla sincerità delle nostre azioni, guarda alla carità sita nel cuore, cioè all’Amore vero!
Un altra interpretazione potrebbe essere:
se siete consapevoli della vostra Realtà spirituale a tratti, non costantemente, vuol dire che non siete stabilmente fissi in Essa, ma vi trovate nella fase prossima alla piena consapevolezza del Sé Supremo. In tale condizione tutte le azioni che vorrebbero stabilizzare il Signore nella vostra coscienza, come per esempio il digiuno, la preghiera, le buone azioni, ecc. saranno più nocive che benefiche per il vostro progresso spirituale, perché nella fase in cui vi trovate dovete solo pazientare, restare in attesa della grazia di Dio, che non si farà attendere, siatene certi.
NON dovete fare niente con l’intenzione di forzare, tanto meno forzare la mano a Dio, altrimenti tutto sarà solo sbagliato.
Per quanto riguarda il cibo che si mangia, Gesù con queste parole mette in evidenza più il male che esce dalla bocca che quello che vi entra nella bocca. C’è cibo e cibo; ogni “senso” ha il suo “cibo”.
C’è il cibo per gli occhi, per le orecchie ecc., è più nocivo il cibo sottile, che va ad influenzare negativamente la nostra mente, piuttosto che quello grossolano fisico che va nello stomaco e negli escrementi non nuocendo alcuno, anzi facendo del bene, perché si trasforma in ottimo concime! Ciò non esclude l’invito al vegetarianesimo, a non mangiare carne!