PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/09/2010
Tagghjate

In tante città della bella Puglia, in particolari paesi ionici esistono
molti siti ove i vecchi hanno svolto alcune attività talora con immani
fatiche per ricavarne di che vivere, in condizioni assai più vicine alla schiavitù che a un lavoro.
Tipiche tra questi siti, le cave per estrarre materiale edile effettuata con la sola forza delle braccia e utensili primitivi, non essendo state ancora inventate le macchine per scavare, tagliare, levigare blocchi di grosse dimensioni. Fino a pochi anni fa le vecchie cave abbandonate venivano rivalutate come discariche pubbliche, con tutte le conseguenze immaginabili per l'inquinamento del sottosuolo, in particolare delle falde acquifere.
Ma il delitto più grave è abbandonare siti che dovrebbero rappresentare l'orgoglio delle popolazioni locali di tanti paesi ionici, per non perdere la memoria di coloro che, con abilità e tanti sacrifici, hanno saputo valorizzare il territorio e creare una base economica, a vantaggio delle generazioni seguite. Chissà quante vite e quanti invalidi è stato il prezzo che hanno pagato!
Cercherò di mostrar loro riconoscenza, PUR NON ESSENDO IO NATIVO DEI LUOGHI, con una mia poesia nata grazie al racconto fattomi con molto entusiasmo dall’amica poetessa Anna Marinelli (deamor), che ringrazio per aver toccato a fondo, con commosse parole, molte corde sensibili del mio cuore. Ecco le mie parole:

Antiche cave consumate
fino alle ossa, tufo e polvere
ricche di storie divenute oro.
A volte pozze d’acqua,
viscida di fango e rifiuti
dove gatti e cani randagi
lottano su una puzza
di pesce o carne putrefatta,
brillano al sole danzando
con stelle filanti bruciate,
residui di vecchi fuochi
d’artificio, memorie ludiche
di sfavillanti esposizioni
fatte in loco, poi dimenticate.
Nebbie strane vaporano
da nudi precipizi venati
di un giallo oro massiccio,
mentre guizzanti canaloni,
come traccia di preistorici
rettili, intrigano a cercare
ciò che solo il cuore intuisce.
Dopo un lungo vagare,
dimentico del tempo,
s’intravede dietro un profilo
di un solitaro crepaccio
una luce palpitante che preme
su un contaminato nuvolone
e lo sguardo ferisce, riportando
la ragione a ricostruire la via
per il mesto ritorno a casa
prima dell’ebbro acquazzone.
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ah! Discri Discri, Discri, Discri

per gli amici che non sanno cercate -Anna Marinelli Tagghjate, scavando nella memoria- ! Grazie carissimo, ti devo molto, quante volte ti ho fatto leggere le pagine in cerca di errori..giacchè io ero incapace di scovarli e correggerli...

il 20/09/2010 alle 14:45

Infatti, sono le tue dolci parole rimastemi nel cuore
che ho riportato! L'ho scritto chiaramente mi pare.
Un forte abbraccio

il 20/09/2010 alle 14:47

I miei più fervidi complimenti. Io non sono stato più bravo di te. Un saluto, Fabio.

il 20/09/2010 alle 21:58

grazie, sei molto gentile.
Un caro saluto anche a te

il 20/09/2010 alle 22:29