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Pubblicata il 25/07/2010
Sciogli il tuo pianto
fallo sgorgare
dal cuore di marmo,
dolce signora
che guardi di fianco
quell’uomo ferito,
il figlio del tuo ventre.
Tradito e perduto
rompi il tuo pianto
dolce signora,
ancora la gabbia
racchiude il tuo dolore,
portalo via
libera la memoria
ritorna a quando bambino
lo rincorrevi.
Dagli un po’ di pace
basta sbarre
un po’ di emozione
per una volta tu,
niente divise tra te e lui
niente dottori
niente ansiolitici
solo carne e dolore.
Non scappare più
non puoi più scappare
la gabbia è chiusa per sempre.
Ma altri ancora vivono
lo stesso tormento
che non possiamo ripetere,
colletti bianchi
che non sanno galera
ci chiudono dentro
…e ci nascondono.
Dolce signora
lotta con noi,
libera la madre
che tanto ci ha amati
rompi il silenzio
togli la divisa al tuo amore
fa sentire la tua voce
dal dolore affogata.
Falli capire
spiega che il perdono
è di una madre che vive,
non ci lasciare qui
soli con la nostra pena.
Possiamo sperare
non toglierci questo
fateci sperare
sennò perché siamo qui?
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Anche agli stragisti danno, prima o poi, la libertà
vigilata. Nelle tue parole intravedo una speranza.
Io posso darti solo parole: accogli la speranza del
tuo cuore, che è speranza certa, e non basarti
troppo su quella che ti danno gli uomini perché
spesso è molto deludente; voglio dire prendi la
forza da dentro di te e piano piano, passata la pena
potrai alzarti in piedi e dire la tua con parole ed atti
coerenti al tuo vero sentire dentro.
Ti abbraccio con affetto.
Vincenzo

il 25/07/2010 alle 10:12

E' un cuore di mamma che ha letto il tuo scritto...un cuore che in questo momento regalerebbe parte della sua vita per poterti ridare fiducia in te stesso e nel mondo che ti circonda.....sento la tua sofferenza e soffro con te.....e per te rivolgo la mia preghiera a quel "DIO" che tutto vede e tutto può affinche ti doni un pò di serenità.
Fraternamente ti abbracio.....GABRIELA.

il 25/07/2010 alle 14:18

Nella vita tutti si chiudono delle porte dietro di sè; in carcere queste "porte" diventano troppe e troppo chiuse, per cui quei suicidi che possono essere sintomo di malattia per alcuni, o delle condizioni delle carceri stesse per altri, per me sono rapporti che non ce l'hanno fatta a sostenere la dura e cruda realtà, io penso che se vogliamo sostenere quelle vite difficili dovremmo sostenere quei rapporti difficili. Grazie.

il 28/07/2010 alle 18:15