Afferra la mia solitudine
E buttatela tra le gambe
Dove assaporerà delizie
E morirà
Ruttando piacere!
Trangugerà di te
Fino a saziarsene
E,
Unto il viso
D’umore tuo diffuso,
Vagherà
Blasfema
Per le strade di questa afosa città
Che mi respinge.
S’incarnerà
Fugacemente
In topo di fogna
Per rodere viscere di carogne
Di cani affamati
Investiti da macchine senza scrupoli.
Poi
Con calma
Farà ritorno da me.
E la divorerò
Cannibalizzando
I ricordi di te
E gli incubi di quei vicoli astrali.
Così potrò
Finalmente
Tranquillamente
Dormire
Senza assumere chimici induttori del sonno.
Prendendo la doverosa pace
Dei giusti.