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Pubblicata il 15/06/2010
Riprendiamo oggi, amico mio, le parole
lasciate nei cassetti a perdersi tra le polveri e le carte
che non pensavamo più di dovere
e facciamone sentire suoni e senso
anche temendo per le carezze e gli sguardi
dei nostri cari e il calore della nostra terra
perché giungano a tutti quelli che temono
già per i cuori l’angoscia del tempo triste
del silenzio e della verità assassinata.
Vedi come ci apparecchiano la tavola?
Non hai udito chiari gli astuti banditori
per le strade dove al grido della fame
si unisce il vivere precario di quelli del Sud
che tornano a volere schiavi?
Abbiamo già dimenticato le nostre disgrazie
e la loro iattanza? E lo schiocco nero dei tacchi
che atterriva i giorni degli innocenti d’altra fede
e ne illuminava le notti con l’incendio dei libri?
Perché senza libri si diventa più facile carne da macello.
Sono tornati, amico mio, anche sotto altra scorza
ma con la stessa voglia, con le stesse ferree mandibole,
attaccano due passi avanti e uno indietro
perversi nella loro lentezza inesorabile
alzano la posta tanto quanto più vogliono
schierati a cerchio sorridenti, stranianti,
gli occhi di lupi sulla preda, s’accompagnano
a chi, ahimè, diversi sempre li crede.
Ma noi, amico mio, diremo parole
che squadrano da ogni lato giovanili e trasparenti
e come ulivi saraceni daremo rami nodosi a sostegno
perché non ci maledicano i nostri e i figli
di chi non si accorge di avere figli.

01 dicembre 1993
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letta, riletta,
scuote i sentimenti
un invito ad agire
sottoscrivo in pieno
a rileggerti
salute/i
ninomario

il 15/06/2010 alle 12:18

impressionante è la data in cui l'hai scritta, impressionante per me la descrizione lucida della situazione, amara ma piena di speranza

il 15/06/2010 alle 12:21
dck

Perché senza libri si diventa più facile carne da macello è da sola una grande sentenza

e da lì in poi tutte verità.

Dck

il 15/06/2010 alle 12:51