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Pubblicata il 07/05/2010
mio caro Alec questa è una lettera che brucerò come le altre ma prima vorrei tenerla stretta
baciarne ogni sillaba come mi baceresti tu
assistere alla vita senza di noi è follia
per quanto ho tante cose da fare e persone
da aiutare e più ho loro e meno ho te
distanza dove non cresce nulla se non date
le inutili date della contabilità di vivi e morti:
dò l'acqua ai fiori e il polso sfiorisce
dò e nessuno crede che sono giovane
di te mi manca ogni rancore ogni dolore
la notte mi chiedo come tirare avanti
l'amore è questo nostro figlio prediletto
che ha le mie labbra e i tuoi capelli
la mia confidenza la tua indipendenza
poterlo avere qui nella ricostruzione
è il più grande dono del secolo moderno
non credi? Io ogni giorno t'abbraccio
e penso a ai tuoi vestiti e a come fare
per riaverti indietro e vivere di nuovo.
Te le ricordi le canzoncine della guerra?
Eri seduto solo sotto una finestra oscurata
avevi quel cappotto senza tempo e occhi
imbronciati mi dissi in fretta dev'esser mio
m'avvicinai: -Permette posso sedermi?-.
Mi guardavi stralunato per chissà cosa.
-Meg mi chiamo Meg-. -Alec-. -Inglese?-.
-Si nota?-. Mi venne da ridere, sai come
sono fatta. -Non è che ha da accendere?-
mi hai detto. Capivo che avevi freddo.
Avevo fiammiferi, accostati ci guardammo.
Mi sembra oggi mi sembra il mondo intero
amarti è una fede superiore ad ogni altra
il privilegio di una donna senza difese
mi mostro alla luce come un girasole
più niente da recriminare solo te
che da lontano troppo lontano mi vuoi.
La tua voce rimbomba sotto il cuscino
le tue mani sono corrispondenze fatali
per le quali è meglio adorarci ancora
e ancora stare nella pagoda a meditare.
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triste "ricordarsi dei tempi felici nella povertà"... che poi magari felici non erano ma nel ricordo e nel confronto col presente così privo di vita anche i litigi più furiosi sembrano belli perchè erano comunque momenti di vita.
Fa tanta tenerezza Meg! Di giorno impegnata ad aiutare gli altri così dimentica un pò se stessa e quel dolore che le oscura il cuore e ripete automaticamente i gesti quotidiani per conservare una parvenza di vita a quella che vita non è! E la notte, "espletati i compiti della vita di giorno", può dedicarsi a quella di dentro e fioccano i ricordi: un balsamo per la grande ferita che ha dentro.
PS: il figlio di cui parla è reale o immaginato, cioè è incinta o sogna di esserlo?
baci eos
PS:menomale che la nostra casa è di nuovo aperta!

il 07/05/2010 alle 09:49

sono nel dopoguerra inglese, io non l'ho vissuto quel periodo ma mi ha sempre colpito come ne parlava mia madre e come l'ho visto nei film tipo "Lo straniero" di Orson Welles, anche uno spettacolo, un palcoscenico in bianco e nero e i
miei due non hanno altro che se stessi da stringere. Il bambino non lo so neanch'io, si vedrà, Alec non so vedermelo padre. Non credo che sarà mai facile per loro.
P.S:La casa è aperta ma direi che bisognerebbe nei messaggi scambiarsi gl'indirzzi e-mail a vicenda per sicurezza. Grazie Eos sei sempre piacevole e interessante, da Rich

il 07/05/2010 alle 09:58

le lettere scritte col cuore arrivano sempre...un pò di pace per loro....bellissima e struggente...quale miglior ritorno cara rich

il 07/05/2010 alle 10:00

Grandiosa, cara Rich, commovente sin dal primo bellissimo verso, coinvolge e tocca a più riprese, con una serie di spine che affondano...
Forse la tua che più ho sentito affine e che mi è piaciuta di più.
Un abbraccio
Ax

il 07/05/2010 alle 10:15

quale miglior re alleato caro Art...
La prima riga s'interrompeva a brucerò, il computer ha fatto diversamente ma avendola rimandata forse uscirà come si deve, credevo avessero annullato le stampe pre-rivoluzionarie e invece no. Amo le lettere odio i messaggini(predica n.14). Grazie e ben tornato!

il 07/05/2010 alle 10:39

wow ma sei proprio l'elegantissimo?
A Meg ci tengo, grazie. Un abbraccio Rich

il 07/05/2010 alle 10:40