PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 09/04/2010
Con gli occhi appoggiati al cielo
mi chiedo se anche tu come me
non riesci ad acciuffare il sonno
e se da stelle uguali siamo rapiti.

L’infinito non è per nulla immenso.

Conscio che presto
avrai il mio sangue
permetto alla notte
di frustarmi il viso.

L’immensità è qualcosa di diverso.

Mi concedo al suono scaltro
dei verdi violini in fioritura
reggendo la chiave di pietra
scolpita per aprire il remoto.

SabyGRIZZLY 2010
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la trovo bella, un inizio talmente femminile e l'infinito leopardiano interpretato così, nella notte di un'annunciazione raffaellita... un saluto da rich

il 09/04/2010 alle 20:03
Jul

Veramente magnifica caro Cesare, ogni volta che ti leggo trovo nuove e splendide immagini che catturi con la dovizia della tua esperienza di consumato poeta!
Ciao,
Jul

il 09/04/2010 alle 20:51

Davvero pregevole, caro Cesare.
La strofa di chiusura è impreziosita da riferimenti di culture solari.
Un abbraccione
Er

il 10/04/2010 alle 16:24

sarà stato il mio lato femminile ad affiorare nell'incipit :-)))
Un grrrrrrande ciao
CesarOrso

il 10/04/2010 alle 17:23

Consumato in tutti i sensi :-))))
Un caro e grrrrrande abbraccio
Cesare

il 10/04/2010 alle 17:24

E' davvero un piacere caro Ernesto incrociarti ogni tanto.
Probabilmente entrambi oberati d'impegni.
E pensare che sono in pensione!!
Un caro abbraccio
Cesare e...
Grazie

il 10/04/2010 alle 17:26