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Pubblicata il 26/02/2010
Ho le tasche piene di foglietti
idee perlopiu' abortite
slanci
come faville di un falo' si spengono per mancanza di calore
e che c'è tanto lavoro da fare
sotto la coltre un oceano di dolore
penso al tempo che ho perso ad inseguir me stesso
c'era sempre un collo d'imbuto
urlavo da un pozzo
ora mi sto dimenticando
meglio il dolore che una speranza ottusa
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viviamo su due piani paralleli :la vita di dentro e quella di fuori e purtroppo la seconda finisce per soffocare la prima con le sue pretese del "dovere,del "fare" dell'"utile".
E così perdiamo noi stessi .Ma "meglio il dolore che una speranza ottusa". Il problema è che ...non si può.Abbiamo appunto dei doveri verso le persone della nostra vita e anche verso noi stessi.La soluzione starebbe nel ritagliarsi degli spazi da dedicare al nostro io ma...bisognerebbe essere più egoisti! E poi...?
La tua poesia riapre una vecchia questione ,sempre attuale:essere o non essere? "terzium non datur" :questo è il problema!
ciao eoskarma




il 26/02/2010 alle 11:05

è l'ego il problema. grazie

il 26/02/2010 alle 11:49

non c' e' bisogno di inseguire...bisogna fermarsi e....aspettare. Non so qual' e' "meglio".....ogni esperienza/sensazione e' un punto di...partenza; la direzione che voglio prendere....dipende anche dal mio stato d' animo. A parte le riflessioni provocate dalla tua poesia.....mi piace!

il 26/02/2010 alle 14:06

si, forse hai ragione, sai sono momenti di vita....ti ringrazio

il 26/02/2010 alle 15:07

..le speranze non le trovo ottuse,ti espongono a nuove visioni...
nuove percezioni, o no? mi piace il tuo modo di scrivere,non che la tua poesia grazie bravo

il 28/02/2010 alle 10:50

troppe speranze trovo a volte che ci imprigionano, sono come gabbie(speranze di gloria per es.), certo non tutte, ne abbiamo comunque bisogno, dimenticarsi di se, anche se è difficile, potrebbe aprire nuovi mondi....grazie ancora a te

il 28/02/2010 alle 11:18