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Pubblicata il 13/02/2010
Due mutande e due canotte nel cassetto
dimensione di povertà
discreta, invisibile, della mia infanzia.
Mia madre le moltiplicava,
io silenziosamente accettavo
non conoscevo altro,
aprivo gli occhi al mondo che mi circondava
e tutto mi appariva più normale di ciò che era.
Sembrava la giusta condanna, la povertà,
per le nostre colpe, per le mie,
che sicuramente avevo commesso,
non sapevo quali ma,
da qualche parte ne avevo senz’altro,
un buon cristiano ha sempre delle colpe.
Mia madre mi abituò a dubitare di tutto
a partire da me intanto, era naturale per lei,
gli uomini erano quelli della guerra
che aveva sepolto altri uomini,
cacati dalle donne, che rimanevano a casa
a crescerli, questi futuri padroni.
Padroni dei figli, di lei, della povertà
che figliava l’astuzia e la mestizia
della mia infanzia.
Mia madre aspettava che i suoi uomini tornassero
ma nel frattempo li aveva già uccisi,
io ero padrone da crescere
ed idiota sicuro di cui dubitare.
Adesso, nel mio cassetto,
trovo piacevole impilare
in un ordine ossessivo
più di venti mutande e venti canotte.
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dolcenera intima all'osso rende canottiere e mutande una faccenda maledettamente carina

il 13/02/2010 alle 17:45

grazie!

il 27/02/2010 alle 15:41

grazie!

il 27/02/2010 alle 15:42